C’è qualcosa che non torna, a un’analisi superficiale, nel comportamento di Matteo Salvini di questi ultimi giorni. Passato in poco tempo da avversario giurato di un’Unione Europea ingiusta, iniqua, che non funziona a sponsor di Mario Draghi nel ruolo di guida di un governo di coalizione che nasca con l’intento di trascinare l’Italia fuori dalla crisi coronavirus. In particolare, dall’emergenza economica che arriverà inevitabile una volta che il dramma sanitario sarà alle spalle. Un bel cambio di rotta, non c’è che dire, per il Capitano. Dettato da ragioni precise.
Draghi è espressione direttissima proprio di quel mondo europeo che Salvini ha più e più volte contestato nel corso della sua carriera politica. E che però ora, di colpo, gli torna comodo. Perché? Perché buono ad accodarsi, in questo preciso momento storico, alle proteste contro la Germania, diventata il nemico da abbattere. E allora ben venga, pur di dare ai suoi elettori un bersaglio contro cui sparare odio social, anche una retromarcia così improvvisa. Serve ad accodarsi alle proteste che vedono l’Italia, insieme alla Spagna e altri sette governi, sfidare l’austerità dei Paesi del nord Europa.
Ma allora, verrebbe da pensare, Salvini non è in fondo sulle stesse posizioni di Conte, l’odiato premier che però in questo momento ha mostrato i muscoli a Bruxelles, respingendo la bozza di accordo proposta dall’Ue e tuonando, senza troppi giri di parole, “se questi sono i vostri aiuti, possiamo andare avanti anche da soli?”. Certo che sì. Ma non può dirlo, visto che si tratta pur sempre di un rivale storico, al quale il leghista sogna ancora di dare una spallata sbattendolo fuori da Palazzo Chigi. E allora ecco che di colpo la manovra politica, per quanto un po’ grezza, prende piede.
Appoggiare Draghi per indebolire Conte, invocandone il nome come futuro premier e continuando a insistere sulla necessità di una rivoluzione al vertice. “Conte faccia un passo indietro, serve un governo di unità nazionale con tutte le forze politiche protagoniste”. Con Draghi premier, che risolverebbe tra l’altro un altro bel problema: meglio lì che nel ruolo di presidente della Repubblica, dove in molti lo vedono favorito come successore a Mattarella. Una corsa verso Palazzo Chigi potrebbe allora bruciarne un’altra verso il Quirinale. Un bell’azzardo, certo. Un antieuropeista che scommette su un simbolo dell’Europa per il proprio tornaconto. Ma Salvini non è mai stato giocatore prudente e riflessivo. Una domanda, però, ci sentiamo di farla ai suoi sostenitori: l’Italia ha davvero bisogno di un politico così?
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