Un Beppe Grillo addirittura “entusiasta” dell’imminente accordo con il Pd che porterà alla nascita del governo giallorosso. Così lo definiscono i suoi fedelissimi, che ne hanno percepito la fibrillazione di questi giorni. Un salto in avanti netto, inaspettato, da parte di chi col mondo dem aveva sempre avuto un rapporto conflittuale, segnato da innumerevoli episodi. La tessera ad Arzachena per potersi presentare alle primarie, provocazione respinta dai dirigenti. Il racconto di Prodi che “dorme” di fronte alle richieste dei cittadini. I Vaffa Day.
Tutto alle spalle, tutto dimenticato. L’odio verso il Pd che negli ultimi anni era diventato benzina per l’azione politica del Movimento, in prima linea contro quell’establishment incarnata proprio dal principale partito italiano di centrosinistra, sembra essere svanito nel nulla, di colpo. Grillo oggi non chiede più indignazione ma entusiasmo, “metteteci l’anima”. E si rivolge direttamente ai giovani democratici, quasi fosse insofferente di fronte a quanto vede, di contro, tra le fila del suo partito.
Ma non si tratta solo dell’ ennesima scomunica di Luigi Di Maio. Quel che fa Grillo con il video in cui si definisce “esausto” è riposizionare il Movimento in un terreno lontano anni luce dalla Lega. Con buona pace di Di Battista, di Paragone, dello stesso Di Maio. Tutte personalità arrivate nella galassia grillina negli anni successiva alla nascita dell’esperienza politica, quando temi progressisti, come quelli sui diritti civili, erano parte del programma.
Grillo ha così completato una trasformazione che l’ha visto eliminare del tutto una parte del suo personaggio. Quella, per intenderci, che voleva la fuga dall’euro, lodava Trump e si rivolgeva alle istituzioni con lessico aggressivo e per nulla elegante. C’è chi da questo nuovo corso è rimasto spiazzato, come Di Maio. Ma anche chi gongola, come il premier Conte o il presidente della Camera Fico. Un nuovo corso, quello del comico genovese, che rinnega la Lega e guarda a sinistra. Che parla coi giovani di sinistra. E che con la sinistra si prepara a governare.
I Cinque Stelle possono “fregarsene” del voto che arriverà dalla Rousseau