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Ecco a voi Platoon, la start-up musicale che Apple ha acquistato per stanare gli artisti emergenti

Platoon, la start-up inglese fondata da Denzyl Feigelson e Saul Klein e specializzata nella produzione, distribuzione e commercializzazione di musica di talenti emergenti, è stata acquisita da Apple la scorsa settimana. Ma cosa ha spinto la Mela ad avventurarsi nella caccia ai talenti musicali? Questa operazione è solo l’ultima di una lunga serie, mirata a spingere i servizi di Cupertino.

Come funziona Platoon
Platoon, società avviata già dal 2016, offre servizi per far emergere musicisti e piccole etichette. Utilizza il digitale sia per scovare che per lanciare gli artisti: l’analisi dei dati è alla base delle scelte di marketing, con uno sguardo particolare alle piattaforme digitali (da Youtube a Spotify ed Apple Music). Tutto per comprendere il Dna di artisti, manager e creativi e capire di cosa hanno veramente bisogno, come ha speigato l’ideatore Feigelson in un post. Anche se ancora la start-up non è molto nota, avrebbe una valutazione vicina ai 4 milioni di dollari, frutto di un investimento da 600.000 dollari del venture capital Local Globe.

Nel suo passato Feigelson ha lavorato in Apple per 15 anni, contribuendo alla nascita e allo sviluppo di iTunes, ed è stato uno dei manager più stimati da Steve Jobs. “Sono stato nel mondo della musica per tutta la vita – ha spiegato il co-fondatore e ceo di Platoon, che cominciò con la distribuzione di cd, ed in seguito con la gestione dei diritti d’autore e delle playlist digitali come strumento di promozione. Infatti sarebbe stata questa intuizione ad attirare Jobs, che volle Feigelson a Cupertino nel 2001 per lavorare alla nascita di iTunes.

Alla ricerca di artisti emergenti
Negli ultimi anni, alcune tra le più importanti acquisizioni di Apple puntano proprio sulla musica. Oltre a Platoon, ad ottobre la Mela ha acquistato Asaii, una società che analizza i dati delle piattaforme musicali. La principale funzione dell’applicazione è quella di raccogliere informazioni da servizi musicali e social media per orientare le scelte di marketing degli inserzionisti. Inoltre può anche scandagliare i dati per intercettare gli artisti emergenti. In oltre era già entrato dallo scorso settembre nella famiglia di Cupertino, Shazam, l’app per il riconoscimento dei brani, per circa 400 milioni.

In definitiva, Apple Music non vuole limitarsi soltanto ad essere una piattaforma di streaming ma i piani per il suo futuro sono più grandi, ambendo a diventare anche un produttore e un distributore. Come spiegato dalla stessa Cupertino, è una scelta che prova a battere i concorrenti (a partire da Spotify) su due fronti: ampliare l’offerta sia per il pubblico (più artisti, se possibile in esclusiva) che per i musicisti (che possono attingere a servizi di analisi preziosi per orientare promozione e prodotti).

 

 

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