Giuseppe Carboni al Tg1, Gennaro Sangiuliano al Tg2, Giuseppina Paterniti al Tg3, Luca Mazzà al Gr. Sono questi i nomi usciti dopo giornate intense e trattative serrate in seno alla maggioranza gialloverde e che rispettano la linea dettata da Salvini, quel “cambiamento senza rivoluzioni” che era stato il manifesto dell’intera operazione e che è stato seguito alla lettera dagli esponenti del governo. Tra i profili scelti, infatti, si è dato priorità a storie legate all’azienda, senza stravolgimenti né forzature.
Resta però ora il nodo più complicato da sciogliere, quello dei direttori delle reti. Nomi ben più pesanti rispetto ai responsabili dei tg perché è proprio attraverso le scelte fatte nei palinsesti che si sviluppa il racconto del Paese. A far gola, una serie di opportunità che vanno da storiche trasmissioni come Uno Mattina, La Vita in Diretta e I Fatti Vostri e arrivano fino al Festival di Sanremo, programmi che solitamente fanno registrare share quasi pari ai contenitori di informazione.
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Una rai nazional-popolare, quella colorata di giallo e di verde, che cercherà di veicolare i propri messaggi attraverso il mondo dell’intrattenimento, al quale sarà data priorità assoluta. Per quanto riguarda i nomi degli autori cui sarà affidata la mission, restano ancora molte incertezze. Cinque Stelle e Lega insistono su Carlo Freccero al Tg1, un nome forte che però, essendo pensionato, dovrebbe operare a titolo gratuito. Come alternativa, si ragiona su Marcello Ciannamea.
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Sul fronte Rai 2 è invece Casimiro Lieto, autore de La Prova del Cuoco condotta da Elisa Isoardi, il nome gradito a Salvini. Suo principale rivale, ma come sempre le sorprese potrebbero essere dietro l’angolo, Maria Pia Ammirati. Potrebbe rimanere in sella Stefano Coletta di Rai 3, un nome che a suo tempo era stato scelto dal Pd dell’allora leader Matteo Renzi e che potrebbe andare incontro a una clamorosa conferma, ennesimo segnale nella direzione di una tv di Stato intenzionata a fare sì una rivoluzione ma senza colpi di mano, a partire dai contenuti.
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