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Di Maio: a rischio la sua nomina nel Golfo Persico dopo il Qatargate

Ma cosa c’entra la possibile nomina di Luigi Di Maio come Inviato speciale dell’Unione europea nei Paesi del Golfo Persico con lo scandalo Qatargate? Apparentemente proprio nulla, se non il fatto che la maggior parte degli arrestati e degli indagati per un presunto e colossale giro di mazzette nel Parlamento europeo siano proprio di nazionalità italiana. Qualcuno nei corridoi di Bruxelles già ha denominato “italian job” questo scandalo che rischia di travolgere le istituzioni europee. E allora l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Joseph Borrell, potrebbe decidere di bloccare la nomina di Di Maio per motivi di opportunità politica.

Luigi Di Maio

A favore dell’ex ministro degli Esteri italiano, fortemente spinto da Mario Draghi per quel ruolo di prestigio in Europa, gioca però una situazione che definire kafkiana è poco. Il suo principale concorrente nella corsa alla poltrona di Inviato nel Golfo è l’ex commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, di nazionalità greca come la principale indagata nell’inchiesta: l’ormai ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili. Avramopoulos  figurava anche come membro del board scientifico di Fight Impunity, la ong presieduta da un altro indagato, l’ex europarlamentare di Articolo 1 Antonio Panzeri. Il politico greco si è immediatamente dimesso da questa carica.

Luigi Di Maio deve però scontare il fatto che diversi ex e attuali eurodeputati italiani, oltre agli assistenti parlamentari, siano coinvolti nell’inchiesta. E inoltre ha contro di sé l’alleanza con il Pd alle ultime elezioni, partito che fa parte dei Socialisti europei, protagonisti in negativo dello scandalo Qatargate. Ora l’ultima parola resta a Borrell che, visti i guai di entrambi i candidati, potrebbe decidere di confermare le posizioni di partenza, premiando così Di Maio.

Intanto, anche la leader di Più Europa, Emma Bonino, si difende dalle accuse che le sono piovute addosso per aver fondato una Ong il cui segretario generale è stato ora arrestato. “Non so nulla, aspetto la magistratura che si deve esprimere, credo che lo farà nel giro di pochi giorni”, taglia corto la Bonino intervistata dal Corriere della Sera. “Immagino che gli abbiano dato un avvocato d’ufficio”, commenta così la notizia dell’arresto di Niccolò Figa-Talamanca,  segretario generale della Ong No Peace Without Justice, fondata a Bruxelles proprio dalla Bonino nel 1993 o 94. L’esponente politica ex radicale spiega inoltre che nella sede della sua Ong a Bruxelles vengono a volte ospitate altre organizzazioni non governative “che si occupano di diritti umani. Sono postazioni che vengono affittate con un contributo di 150 euro”.

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