L’Occidente può davvero fidarsi dei talebani e della presunta “svolta moderata” che ha accompagnato il loro ritorno al potere in Afghanistan? In queste prime ore, tra i leader del movimento islamico è stato un susseguirsi di rassicurazioni, con tanto di intervista rilasciata (da un anonimo, però) alla Reuters in cui si annunciava: “I nostri capi vedranno i leader di tutto il mondo, senza segreti”. Con successivi impegni nella difesa “dei diritti delle donne all’interno della Sharia” e via dicendo. Il sospetto che si tratti di parole vuote, però, resta forte.
Molti analisti politici sostengono, infatti, che i talebani stiano mostrando il loro volto più buono all’Occidente per guadagnare tempo, consolidando nel frattempo il potere all’interno del territorio afghano. Poi, si tornerà alle repressioni e alla connivenza con il terrorsimo. D’altronde, nella parti del Paese in cui hanno avuto il potere nel corso degli ultimi anni le cose non sono sembrate particolarmente diverse rispetto al passato: alle donne è stato impedito di studiare e lavorare, le minoranze sono state perseguitate.
A cambiare, semmai, è stato il portafogli del movimento, più ricco che mai. Secondo il Foglio, nel corso del 2020 i talebani avrebbero avuto entrate per 1,6 miliardi di dollari. La fetta più grande sarebbe arrivata dal traffico di droga, seguita dal “pizzo” pagato dalle aziende che sfruttano le miniere del Paese e da speculazioni immobiliari. Inoltre, sono diventati più furbi, più pragmatici: hanno ripreso l’Afghanistan quasi senza sparare un colpo, scendendo a patti con funzionari locali e capitribù
Difficile immaginare, però, che ora siano anche disposti a mantenere le promesse fatte all’Occidente, nonostante cresca la possibilità che alla presidenza del nuovo governo finisca Baradar, l’uomo che aveva negoziato gli accordi di Doha con gli americani. E che a giugno aveva promesso che “le donne e le minoranze sarebbero state protette sulla base della gloriosa religione dell’Islam”. Per molti analisti, però, i talebani restano innanzitutto “militari, non disposti a scendere a compromessi”. Con il futuro che potrebbe tingersi presto di nero.
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