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L’economia italiana va meglio del previsto: ecco i segnali positivi che fanno ben sperare

L’economia italiana va meglio del previsto, anche restano ancora molte luci ed ombre. A segnalare il quadro positivo sono sia l’analisi del Bollettino trimestrale della Banca d’Italia sia la congiuntura flash del Centro Studi Confindustria. Tra i segnali positivi per la prossima ripresa dell’economia italiana ci sono: la tenuta del potere d’acquisto delle famiglie e del mercato del lavoro, il calo dei prezzi dell’energia e il rallentamento dell’inflazione. Anche i risultati degli indici di Borsa in recupero a inizio 2023 fanno ben sperare in una prossima ripresa economica del Paese. Inoltre Bankitalia ha ritoccato nuovamente al rialzo le sue previsioni di crescita economica, che ora prevede un +0,6% del Pil 2023 dopo il +3,9% del 2022 e conferma la stima di un +1,2% nel 2024 e 2025. Ma come mai l’economia italiana va meglio rispetto alle recenti previsioni? Nonostante l’inflazione sia ancora molto elevata – 11,6% l’ultima rilevazione dell’Istat – nella Congiuntura flash l’associazione degli industriali ha rilevato come il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto delle famiglie abbiano sostenuto l’attività produttiva.

economia italiana ava meglio

Uno dei primi fattori da tenere in considerazione che può permettere di far pensare che l’economia italiana ava meglio del previsto è la resistenza del mercato del lavoro. Malgrado il contesto di incertezza e il calo della produzione industriale registrato a novembre, il mercato del lavoro ha retto meglio del previsto. Nel 2022 gli occupati sono aumentati: +50mila a novembre da settembre e +280mila da gennaio. Questo spiega, in parte, la diminuzione del numero di disoccupati (-26mila negli ultimi due mesi). In costante calo anche la quota degli inattivi. Secondo le stime della Banca d’Italia la disoccupazione invece dovrebbe restare stabile all’8,2%, per ridursi al 7,9% nel 2024 e al 7,6% l’anno successivo.

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Costi di luce e gas in discesa
Un secondo fattore di cui tenere conto sono le quotazioni del metano tornate ai livelli pre-guerra, che aprono a una ripresa della produzione. Il prezzo del gas ha aperto il 2023 in netta flessione: 65 euro/mwh in media a gennaio, da 114 a dicembre (14 nel 2019). Il ribasso secondo il Centro studi di Confindustria è “favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati”. La discesa del prezzo del gas è dovuta alla riduzione della domanda, all’inverno mite, agli stock pieni e a una reazione lenta dell’industria a fronte del calo dei prezzi, più che al tetto Ue, secondo quanto emerge da due rapporti preliminari pubblicati dall’Agenzia Ue per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer), e dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma). Parallelamente, per il petrolio prosegue la lenta discesa (80 dollari al barile, da 81 a dicembre), “grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta”.


Cala l’inflazione, anche se di poco
Anche se moderata, la frenata dell’inflazione a dicembre fa ben sperare. Tuttavia, l’incertezza e la spinta restrittiva che proviene dai tassi tengono ancora alti i timori di una moderata recessione nel 2023 nell’area euro. Bankitalia prevede che resti l’inflazione resti, con una moderazione al 6,5 nel 2023 – il dato è stato rivisto al ribasso rispetto alla stima del 7,3% dell’aggiornamento di metà dicembre – e poi un rallentamento più marcato in seguito, al 2,6% nel 2024 e al 2% nel 2025.


Regge anche il potere d’acquisto
Resiste anche il potere d’acquisto delle famiglie italiane. Nel terzo trimestre 2022, malgrado l’aumento del livello dei prezzi, il potere d’acquisto delle famiglie si è mantenuto in lieve crescita, grazie alla tenuta del reddito reale (anche grazie a più occupazione) e agli extra -risparmi passati. Tuttavia l’inflazione, ancora alta a dicembre (+11,6% da +11,8% a novembre) minaccia i consumi e per i prossimi mesi si attendono decisioni di spesa prudenti.

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