Essere assessori all’Istruzione e lodare Mussolini. Si può? Certo, ormai, nell’era neofascista guidata da Salvini tutto è possibile. Se prima c’era il pudore di tenere per sé certe ideologie, ora anche chi ricopre incarichi pubblici si sente in diritto di poterle esternare. “Mussolini? È stato un grande statista, l’ha detto Churchill, quindi io non faccio che inchinarmi. Pure Ghandi disse qualcosa di molto positivo su Mussolini”.
“Che sia stato uno dei più grandi statisti italiani è una cosa oggettiva, credo”. Lo dice a La Zanzara su Radio 24 l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan. “L’economia con lui crebbe – continua – ci furono grandi opere infrastrutturali, ci furono tutte le azioni sociali…e pensate che non mi sono neanche fumata una canna”.
“Trovo assurdo – dice ancora – dirsi fascista oggi. Poi qualche errore il Duce lo ha commesso, le leggi razziali su tutto. Ma resta nel mio cuore, resta nel cuore e nella testa della mia famiglia. Io vengo da una famiglia di militari che fecero la scelta di rimanere nel giuramento che fecero prima della guerra. E quindi io amo la mia famiglia prima di tutto”.
“I partigiani? Come in ogni guerra civile che è forse la peggiore delle forme di guerra hanno fatto cose allucinanti, quando parliamo di partigiani rossi. Quelli bianchi erano tutt’altro, però si fa ancora fatica a distinguere tra partigiani bianchi e rossi”.
Poi attacca i negozi che vendono cannabis legale: “Quello che propone Salvini l’ho già proposto io in Veneto. Questi negozi spacciano morte. E sono addirittura tutelati da questo perbenismo per cui se ho un negozio e si vende qualcosa vuol dire che non fa tanto male e posso andarlo a comperare anch’io. Questo è il meccanismo perverso dei negozietti aperti lì davanti a tutti con ragazzi che vanno e che vengono. Vanno proprio chiusi”.
“La canna, la cannabis è una forma di evasione scelta da chi consapevolmente decide che si deve sballare e deve prendersi della droga. Chi si fa una canna è un coglione perché non ha la forza né il coraggio di guardare in faccia le cose”.
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