Il governo Conte ha superato lo scoglio più difficile del suo percorso: la legge di bilancio è stata approvata ed è stata evitata la procedura d’infrazione da parte della Commissione europea. Tutto ok, quindi? Macché. La manovra è molto pasticciata: la legge è molto discutibile in tante sue parti, e l’iter del provvedimento, sia a Roma sia a Bruxelles, è stato a dir poco bizzarro. Però non era scontato che lo superasse, quello scoglio, e non è poca cosa che ci sia riuscito. Anche perché non è detto che debba pagare chissà quale prezzo di consenso per il compromesso con la Commissione.
Puntando al massimo delle concessioni ma evitando la rottura, il governo ha occupato in fin dei conti la posizione che nei confronti dell’Europa ha la stragrande maggioranza del Paese: non è disposto a pagare né per starci, né per uscirne. E una posizione miope? Altroché! E adesso si riapre l’inferno della campagna elettorale. Campagna elettorale vista in Italia come sport nazionale, insieme al calcio. Siamo campioni in questo. E gli italiani sono pronti per l’ennesimo scontro tra leder e forze politiche tra interviste e talk show?
Al netto delle altisonanti retoriche sovraniste, il governo esce da questa fase rafforzando un’ennesima variante della posizione italiana di sempre. Archiviata la legge di bilancio, con l’anno nuovo il Paese rientra in campagna elettorale (anche se vien da chiedersi quando mai ne sia uscito). Le elezioni europee di maggio forse vengono esageratamente drammatizzate, ma è vero che gli equilibri politici continentali potrebbero uscirne molto cambiati.
In Italia il voto misurerà sia lo stato di salute del governo e la capacità di ripresa delle opposizioni, sia i rapporti di forza fra i due partner di maggioranza. Di Maio contro Salvini, Salvini contro Di Maio, il Pd contro Renzi, Renzi contro il Pd, Berluconi che insegue Salvini, Salvini che scappa verso la Meloni… E così via. E mentre la partita per le elezioni europee del prossimo maggio entra nel vivo, è per primo proprio Matteo Salvini ad annunciare la sua candidatura per Bruxelles.
La notizia della candidatura di Matteo Salvini alle europee arriva contemporaneamente alle dichiarazioni del medesimo in merito alla possibile durata del governo Conte, che secondo molti potrebbe cadere proprio in vista delle elezioni. Un’eventualità che il capo del Viminale tuttavia smentisce, assicurando il completamento della legislatura da parte dell’esecutivo: “Staccare la spina al governo prima delle europee? Non stacco niente, si va avanti cinque anni”.
A questo punto la strategia di Salvini parrebbe essere simile a quella già attuata per le scorse elezioni europee del 2014: candidarsi come capolista in più circoscrizioni in modo da raccogliere il maggior numero di voti possibile per poi rinunciare al seggio una volta eletto al Parlamento europeo, data l’incompatibilità della carica di parlamentare con quella di ministro e sondare così il gradimento della sua Lega. Se dovesse fare il pieno, è chiaro che staccherà la spina e passerà a riscuotere a livello nazionale. E Giggino? E il Pd? Ecco, appunto, è già campagna elettorale.
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