Elezioni Spagna: Non solo Brexit. La politica europea in questi ultimi giorni è stata molto impegnata anche con le elezioni presidenziali della Spagna che a inizio settimana hanno consegnato un Paese spaccato sostanzialmente in tre: alle ultime consultazioni elettorali il Partito Popolare di Mariano Rajoy ha ottenuto il 33%, il Psoe di Sanchez è arrivato secondo mentre la sinistra anti-sistema di Podemos si è classificata soltanto terza. Tengono duro i liberaldemocratici di Ciudadanos che si riaffermano al 13%.
La Spagna, insomma, ha riconfermato il premier uscente Mariano Rajoy facendogli guadagnare nuovi seggi, ma lo sforzo non è bastato. Con questi numeri, infatti, è matematicamente impossibile formare un governo “di parte” e Rajoy sarà ora costretto a guardarsi attorno per tentare di formare un esecutivo di unità nazionale.
I vertici europei spingono per un accordo Pp-Psoe, ma dai socialisti guidati da Sanchez è arrivato il benservito: «Noi non ci stiamo». Pare molto più probabile un accordo tra Pp e il centro liberaldemocratico di Ciudadanos, ma anche nel caso si dovesse riuscire a trovare una quadra, i seggi rimarrebbero comunque insufficienti per formare una maggioranza.
La situazione insomma è critica, e per quanto sia tale si ritiene comunque fuori discussione un altro ritorno alle urne tra 3 o 4 mesi: lo scenario, in fondo, non cambierebbe poi di molto (a meno che Psoe e Podemos non dovessero decidere di unirsi sotto un’unica insegna socialista, ipotesi alquanto improbabile per il momento).
Brunello Colli