Le elezioni Regionali in Lazio e Lombardia si sono chiuse con la vittoria schiacciante del centrodestra. Male invece Pd, M5S e Terzo Polo. Ma se si guardano con attenzione i numeri usciti dalle urne, la realtà che emerge è un’altra. Il vero trionfatore delle elezioni è stato infatti l’astensionismo che in questa occasione ha toccato livelli record, mai visti in Italia. Il 60% dei potenziali elettori non è andato a votare. E nel Lazio, in particolare a Roma, il crollo dell’affluenza è stato ancora più drammatico. Per questo neanche il centrodestra se la sente di esultare fino in fondo. Mentre il timore delle opposizioni è ancora maggiore.
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Astensionismo record alle elezioni Regionali
“La strada è quella giusta ma bisogna anche parlare a chi non ha votato. Quella è una bocciatura per tutti e se ci limitassimo a festeggiare sbaglieremmo. Dobbiamo capire come tornare a restituire fiducia e appassionare chi ha fatto un’altra scelta”, commenta preoccupato il leader leghista Matteo Salvini i risultati delle elezioni Regionali. “È impressionante il dato dell’astensionismo. – gli fa eco il capo del M5S Giuseppe Conte – È il segno di una malattia della nostra democrazia, e siamo chiamati tutti a trovare rimedi senza buttare la palla in tribuna. Ma accorgimenti che possano far sentire pienamente coinvolti i cittadini nel dibattito politico e democratico”.
“L’astensionismo altissimo è una ferita alla democrazia e temo che, come a settembre, interessi soprattutto le fasce più impoverite, che non trovano più rappresentanza”, lancia l’allarme la candidata alla guida del Pd Elly Schlein. “Così tanta poca gente, non era mai successo in queste regioni”, aggiunge il suo avversario Stefano Bonaccini. “Il centrodestra sia cauto ed eviti il termine ‘trionfo’ dopo la vittoria alle elezioni Regionali in Lazio e Lombardia, perché l’astensionismo è così alto da poter mettere in crisi la democrazia. – avverte invece il sondaggista Roberto Weber, presidente dell’Istituto Ixè – Il voto di domenica e di lunedì si innesta su una crisi della politica, sulla dissociazione tra rappresentati e rappresentanti”.
Il caso Lazio
“In questo astensionismo c’è un elemento sistemico, strutturale, che toglie incentivo al voto. – spiega un altro sondaggista, il direttore di Youtrend Lorenzo Pregliasco – Vale a dire il fatto che molti pensano che votare non cambi le cose, un elemento che si è già visto alle politiche del 25 settembre. E poi c’è un elemento specifico per queste regionali. Le elezioni regionali sono a metà strada tra le comunali e le politiche. Non sono né vicine né lontane. L’ente non è vicino come il Comune, ma non è una tornata importante come le politiche. Oltre al fatto che non sono chiare le competenze delle Regioni. Nello specifico, poi, la percezione è stata che sarebbero state elezioni poco combattute, con esito già scritto, anche perché si è votato solo quattro mesi fa. Certo la proporzione dell’astensionismo è stata sconcertante a Roma, con un dato clamoroso”.
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