“Una vita, se vissuta bene, è abbastanza lunga”. Elliot Dallen, 31 anni, malato terminale di cancro ha vissuto il suo tempo senza pentimenti, e ha scelto di condividere con gli altri le consapevolezze alle quali è giunto, sperando possano essere uno spunto su cui riflettere anche per chi non si trova nelle sue stesse condizioni. “La vita per me è vivere, non solo accumulare anni”. Per questo Elliot decise di interrompere alcune cure sperimentali che stavano rendendo la sua routine letargica e “una volta accettato l’inevitabile, ovvero che non esisteva trattamento e che potevo solo aspettare”, si pone faccia a faccia con l’ultima sfida, quella “emotiva e mentale” che lo costringe a “riflettere”. Le sue parole sono diventate una straordinaria lettera pubblicata tra le pagine del The Guardian: “Spero che la morte imminente mi conceda la licenza di sembrare prematuramente saggio ed eccessivamente grandioso – ha precisato ironico Elliot -, perché ho avuto il tempo di pensare alle cose che sono veramente importanti per me e voglio condividere ciò che ho scoperto”.
“Il mio cancro terminale non mi farà vedere l’altra parte del lockdown”. Nel 2018 all’allora 29enne Elliot – nato a Cardiff e residente a Londra – era stato diagnosticato un carcinoma adrenocorticale. Era aprile 2020, in piena emergenza pandemica, quando il ragazzo sul sito britannico prospettava di non poter vivere gli ultimi mesi della sua vita come immaginava, a causa delle restrizioni anti contagio. Il trasferimento da lui della sorella in giugno, fu una boccata d’aria dopo giorni di solitudine, nei quali Elliot ha cercato in tutti i modi di non lasciarsi abbattere dalla malattia. Nel tentativo di strappare altro tempo al fato, il giovane ha provato una nuova terapia sperimentale che poteva allungargli la vita di qualche anno, ma le energie hanno iniziato pian piano ad abbandonarlo e “mi sono reso conto che non potevo permettermelo. La vita per me è vivere, non accumulare anni. Questo trattamento mi rendeva la vita impossibile”. La consapevolezza oltre la malattia
“Ho capito l’importanza della gratitudine”, ha scritto Elliot. “Dopo aver ricevuto la diagnosi ha trovato conforto nel ricordare ciò che ha avuto: una famiglia straordinaria, amici presenti”. Punto secondo: “Una vita, se vissuta bene, è abbastanza lunga. Questo può significare diverse cose: per alcuni viaggiare, per altri restare attivi. Il corpo umano è una cosa meravigliosa, lo apprezzi solo quando inizia a deluderti. Prenditi cura del tuo corpo, è l’unico che hai. La maggior parte delle persone presume di vivere fino a tarda età, io sono stato costretto a considerare l’invecchiamento come un privilegio. Non lamentatevi dei capelli grigi, delle rughe: siate contenti di averli. Se ritenete di non aver sfruttato al meglio l’ultimo anno, provate a utilizzare meglio il prossimo”. Il lusso di essere vulnerabili
Fai qualcosa per gli altri, ha incalzato Elliot, proteggi il pianeta. E soprattutto, permettetevi di essere vulnerabili per connettervi con gli altri: “Viviamo in una società che premia l’indipendenza, ma il cancro spesso te la toglie. È una pillola amara da ingoiare, ma a me ha donato i due anni migliori della mia vita. La vulnerabilità mi ha permesso di capire che persone meravigliose siano mia sorella e i miei genitori, i miei amici”.
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