Una storia di coraggio, di forza di volontà. La voglia di vivere che ha la meglio anche di fronte a ostacoli grandi come grattacieli, che permette di abbattere ogni barriera. Accompagnata da quell’ironia che fa affrontare ogni sfida con il sorriso tra le labbra. Tutte caratteristiche che Emanuele Lambertini, atleta e tra le più grandi promesse dello sport paralimpico italiano, conosce bene. E che gli permettono di non perdersi d’animo mai, arrivando a scherzare: “Quando qualcuno mi chiede se voglio una mano, io rispondo grazie, ma di una mano non me ne faccio niente, al massimo una gamba”.
Quando aveva otto anni, Emanuele ha subito l’amputazione della gamba destra a causa di una rarissima malformazione. Da poche ore, è tornato da Amsterdam con l’ennesimo successo da mettere nel curriculum, la medaglia di bronzo a squadre di scherma in carrozzina conquistata disputando l’ultima Coppa del Mondo di categoria. Due anni fa, invece, si era laureato campione, mentre lo scorso anno si era fermato al secondo posto.“La gamba che ho in meno è qualcosa in più rispetto agli altri – ha raccontato Emanuele alle pagine di Fanpgae – Io sono diverso e per questo sono prezioso. Non sto qui a dirmi che cavolo, perché proprio a me? No, invece è successo proprio a me e quindi è una fortuna. E ora devo dare il massimo con quello che ho”. Nato a Cento nel 1999, si definisce ottimista: “N
on ho vissuto, ma sono sopravvissuto, che è molto diverso”.La malformazione di Emanuele gli aveva causato, da piccolo, cancrene e perdite di sangue. Fino a quando dei medici francesi non gli avevano proposto l’amputazione: “
Si è trattato di una vera e propria rinascita”. Avvicinatosi alla scherma grazie a un’amica della madre, a 15 anni è entrato nel giro della nazionale italiana. A 17 anni è stato inoltre il più giovane atleta della spedizione italiana alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e oggi sogna, dopo l
a laurea in ingegneria dell’automazione, di poter realizzare “nuovi strumenti per aiutare le persone disabili”.
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