La situazione delle sostituzioni estive per i medici di famiglia è diventata un problema significativo, descritto come “complessa e a tratti drammatica” dalla dottoressa Cristina Patrizi, segretaria dell’Ordine dei Medici di Roma e segretaria regionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) Lazio.
In un’intervista, la Patrizi ha evidenziato come i medici di famiglia debbano autonomamente trovare e pagare un collega per coprire le loro assenze, nonostante il contratto preveda un riposo psicofisico. La difficoltà nel trovare sostituti, spesso giovani colleghi o medici già in pensione, è aggravata dalla generale carenza di personale medico. La Patrizi ha sottolineato che, in molti casi, i medici che dovrebbero sostituire all’ultimo momento si ritirano, rendendo la situazione ancora più difficile.
Questo problema non si limita solo al periodo estivo; le sostituzioni sono necessarie anche in caso di gravidanza, malattia, o altre emergenze personali, causando un notevole stress per i medici di famiglia che sono spesso contattati anche durante le ferie. I costi associati a queste sostituzioni sono aumentati, in parte a causa dell’abitudine del sistema pubblico di utilizzare medici a “gettone”, un sistema che grava ulteriormente sulle finanze dei medici di famiglia.
Inoltre, la Patrizi ha osservato che, contrariamente al passato, quando l’affluenza agli studi medici diminuiva durante l’estate, ora i medici sono sommersi di lavoro anche in questo periodo. Gli studi e le farmacie sono affollati, complici anche il ritorno di forme influenzali, virali e casi di Covid-19.
Di fronte a questa situazione, la Patrizi auspica che il futuro sistema organizzativo delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) possa risolvere questi problemi, permettendo alle aziende sanitarie di mantenere una lista aggiornata di medici sostituti disponibili.
La speranza è che queste riforme portino finalmente un po’ di respiro ai medici di famiglia, affinché possano svolgere il loro lavoro con la tranquillità e la dignità che meritano, senza dover affrontare continuamente l’incubo delle sostituzioni improvvisate.