Enrico Letta candidato alla guida del Consiglio europeo. Francia e Germania offrono l’incarico all’Italia. Per consuetudine va ad un ex premier e gli altri italiani sono Renzi, Gentiloni e Monti… Il governo giallo-verde non può accettare un uomo del centrosinistra e chiede gli Affari economici nella Commissione. Gelida la risposta: “Quel posto ad un paese sotto procedura di infrazione per debito eccessivo?”. Siamo dunque un Paese isolato al momento. Che si mette volontariamente nell’angolo delle Istituzioni europee.
Incapace di controllare le pulsioni della politica interna e di presentarsi unito a Bruxelles. L’Italia, e soprattutto il suo governo, dopo il voto europeo di due settimane fa si mostra inetto a gestire con autorevolezza i consessi internazionali. E nello specifico in quelli dell’Unione europea. Rischiando di restare fuori del tutto dalle principali cariche Ue.
La Repubblica apre il giornale con questo titolo: “L’Europa decide. L’Italia non c’è”. Perché ormai si è avviato il giro di valzer delle poltrone, tutte in scadenza o già scadute. Dalla Commissione Ue alla Bce. “Parigi e Berlino ci offrono la guida del Consiglio, riservata a un ex premier, ma l’Italia dice no e resta isolata”. Le cose starebbero più o meno così: dal 27 maggio le diplomazie e le cancellerie dell’Unione si sono messe in movimento per ridisegnare la geografia dei grandi incarichi.
E il nostro Paese, si sa, ha potuto godere negli ultimi anni di un privilegio: detenere tre dei cinque principali “portafogli”. La presidenza della Bce con Mario Draghi, la presidenza del Parlamento con Antonio Tajani e l’Alto rappresentante (il ministro degli Esteri) con Federica Mogherini. Gli altri due sono la presidenza della Commissione e la presidenza del Consiglio europeo.
Ma la situazione è cambiata, specie dopo il voto europeo che ha emarginato le forze politiche italiane che stanno al governo. Quindi l’Italia, non potendo più reclamare le tre posizioni occupate sinora, Germania e la Francia hanno sottoposto ufficiosamente alla nostra diplomazia l’idea di riservarci la presidenza del Consiglio europeo. Si tratta di una buona soluzione, solo in teoria. Perché?
Le diplomazie europee e le Cancellerie francese e tedesca non hanno nascosto i loro apprezzamenti nei confronti di Letta, per il ruolo defilato politicamente che si è ritagliato negli ultimi cinque anni e anche per la appartenenza alla famiglia del Socialismo europeo, che così sarebbe rappresentata ai vertici delle Istituzioni di Bruxelles. Ma, come prevedibile, il governo italiano ha sostanzialmente bloccato sul nascere la trattativa.
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