La crisi che da tempo affligge il settore automobilistico europeo non accenna a fermarsi, e un nuovo colpo arriva direttamente dal comparto delle batterie per veicoli elettrici, settore chiave per il futuro della mobilità sostenibile. Northvolt, azienda svedese considerata una delle principali protagoniste della transizione ecologica europea, ha recentemente avviato una procedura di protezione fallimentare negli Stati Uniti, secondo il Capitolo 11. La notizia, resa pubblica il 21 novembre, rappresenta una battuta d’arresto significativa per le ambizioni europee di ridurre la dipendenza dai colossi cinesi del settore, come CATL e BYD, che dominano attualmente l’85% della produzione globale di celle per batterie. Questo evento non è solo un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di sfide strutturali per l’industria europea.
La situazione finanziaria di Northvolt è drammatica, con risorse disponibili che bastano a malapena a sostenere una settimana di operazioni. Per tamponare la crisi, l’azienda ha ottenuto un prestito di emergenza di 100 milioni di dollari, ma il suo debito complessivo raggiunge la cifra impressionante di 5,8 miliardi di dollari. Volkswagen, che detiene una quota del 21% in Northvolt, è tra i principali investitori colpiti da questa crisi. Già messa sotto pressione dal rallentamento delle vendite di veicoli elettrici e dalla necessità di ristrutturare la propria forza lavoro, l’azienda tedesca non ha rilasciato dichiarazioni chiare sulle conseguenze di questa situazione per il proprio business. Intanto, i documenti presentati alla Corte fallimentare di Houston descrivono la condizione di Northvolt come “disastrosa”, anche se la procedura avviata le consente di mantenere temporaneamente operative le sue strutture, dando una fragile speranza di recupero.
Le implicazioni di questa crisi vanno ben oltre i confini di Northvolt. La sua posizione strategica nel panorama industriale europeo la rendeva un pilastro fondamentale per la transizione verso i veicoli elettrici, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Tuttavia, la crescita più lenta del previsto nella domanda di auto elettriche, unita alla schiacciante concorrenza dei produttori asiatici, pone l’Europa in una situazione di grande svantaggio competitivo. La mancanza di una filiera industriale interna per le batterie rischia di compromettere seriamente la capacità delle case automobilistiche europee di competere a livello globale, proprio mentre il continente tenta di abbandonare i motori a combustione interna.
Di fronte a questa situazione, le reazioni non si sono fatte attendere, ma non lasciano spazio a facili soluzioni. Il governo svedese ha espresso sostegno all’industria delle batterie, ma ha chiarito di non avere intenzione di entrare direttamente nella proprietà di Northvolt. Il vice primo ministro Ebba Busch ha sottolineato l’importanza strategica dell’azienda per il futuro del settore in Europa, aggiungendo però che il rilancio dovrà passare attraverso nuovi investitori privati, un’impresa tutt’altro che semplice date le circostanze attuali. Il caso Northvolt mette in luce le profonde difficoltà dell’Europa nel creare un ecosistema industriale delle batterie competitivo e autonomo. Se non si interverrà rapidamente, il rischio è che il continente rimanga sempre più indietro, non solo nel settore delle auto elettriche, ma nell’intero panorama della transizione energetica.