Ritrovano in ospedale il loro vecchio professore di filosofia del liceo, solo e malato, e se ne prendono cura.
È successo a Vicenza, dove un gruppo di ex alunni del liceo Gobetti di Torino ha cercato e rintracciato Umberto Gastaldi, 82 anni, loro vecchio professore di filosofia, ricoverato in ospedale. “Platone diceva che l’insegnamento è un rapporto d’amore. E aveva ragione: è un rapporto di conoscenza, e conoscersi è un esercizio d’amore” spiega Gastaldi, commosso da tanto affetto. Da giorni, infatti, da quando la ex V D del Gobetti 1979-1980 lo ha rintracciato grazie all’ex alunna Nicoletta Bertorelli, oggi anche lei docente, tra i vecchi alunni di Gastaldi è scattata la gara di solidarietà per stargli vicino e andarlo a trovare.
“Un paio di settimane fa abbiamo notato che da dicembre su Facebook non aveva più scritto nulla – racconta Bertorelli -, a quel punto ci siamo allarmati. Abbiamo iniziato dai vicini di casa, i bar dei paraggi, qualsiasi aggancio utile. Nulla. Abbiamo passato in rassegna su Facebook tutti i suoi contatti ma nessuno aveva sue notizie. E allora reparto dopo reparto, abbiamo passato al tappeto tutti gli ospedali”.
Trovano Umberto Gastaldi all’Ospedale San Bortolo di Vicenza, ricoverato dal 6 dicembre, in un reparto Covid. Ha paura di non farcela, ma una volta saluto che i suoi ragazzi lo cercano richiama Nicoletta e invece di dirle come sta la supplica di prendere i suoi libri. “Non sei una donna, sei Eisenhower” ha commentato il professor Gastaldi rispondendo a Nicoletta, stupefatto.
“La classe V D oggi è diventata una famiglia. La sua famiglia – conferma la donna -. Facciamo i turni per andare a trovarlo, ci riuniamo quasi tutti i giorni in videochiamata per cercare le soluzioni più adatte a tutti i problemi che possono presentarsi, abbiamo deciso che anche i soldi non saranno un problema. Vogliamo riportarlo a Torino, nei locali del suo vecchio ginnasio oggi trasformati in Rsa. Siamo adulti adesso: siamo una forza stupefacente. Gli abbiamo regalato un computer. Lo riceverà nei prossimi giorni, non sa cos’è Whatsapp, né riesce dal cellulare a scrivere su Facebook. Ma nella sua dolcezza, ci ha chiesto: me lo insegnate?”.
“Sono straordinari, lo erano già in classe quarant’anni fa. Il nostro era un rapporto speciale e li ringrazio di cuore – dice commosso Umberto Gastaldi, che dopo essere andato in pensione ha continuato i suoi studi filosofici e si è appassionato alla tecnologia. “Però per dar spazio a queste cose temo che se ne tolga all’umanità, all’improvvisazione, alla creazione – conclude -. La scuola è e deve rimaner il luogo dell’invenzione di se stessi, perché è lì che avviene il nostro primo incontro tra noi e mondi sconosciuti”.