Urne chiuse alle ore 15, inizia lo spoglio per il Referendum e per le elezioni Regionali in Italia. In base al primo Exit poll del consorzio Opinio Italia per la Rai, il Sì raggiunge una forchetta 60-64% al referendum costituzionale. Il No raggiunge il 36-40%. Dunque, passerebbe la riforma per il taglio dei parlamentari. 46.641.856 milioni di cittadini italiani erano chiamati a esprimersi sul referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari di Camera e Senato.
Essendo un referendum costituzionale non è previsto il quorum. Non importa l’affluenza: se vince il sì la riforma sul taglio dei parlamentari entra in vigore; se vince il no, viene bocciata. Il sì dà il via libera alla riduzione del numero dei parlamentari, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. È un taglio lineare, che non tocca le funzioni di Camera e Senato (il bicameralismo paritario): il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200.
È da vedere, invece, cosa accadrebbe in caso di una vittoria del No che, alla vigilia, sembrava impossibile. A livello «tecnico» non cambierebbe nulla: il numero dei parlamentari rimarrebbe invariato. Dal punto di vista politico, però, ci potrebbero essere delle conseguenze. Specie per il Movimento 5 Stelle, che della riforma costituzionale ha fatto una bandiera. Anche il segretario del Pd Zingaretti non ne uscirebbe bene, avendo insistito per schierare il suo partito per il Sì (dopo aver detto No tre volte in Parlamento).
Le forze di centrodestra, pur formalmente favorevoli al taglio, vedono di buon occhio un successo del No perché si augurano contraccolpi interni alla maggioranza M5S-Pd. Ipotesi remota, a meno che il risultato del referendum non vada a sommarsi al verdetto delle Regionali. E lì, allora, il combinato disposto delle due consultazioni potrebbe rivelarsi esplosivo.
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