Il voto digitale porta con sé rischi di sicurezza
Nei futuri libri di storia, i primi anni del millennio potrebbero essere ricordati come l’era di Facebook, non solo per l’impatto culturale che il social network sta avendo nella vita quotidiana di tutti ma anche per le attenzioni rivolte verso quei problemi che la rivoluzione digitale sta portando con sé.
L’ultimo, in ordine di tempo, ma da tenere in forte considerazione per non trovarci in futuro in un mondo distopico di stampo orwelliano, è la possibilità di brogli elettorali con i quali hacker malintenzionati potrebbero indirizzare o falsare consultazioni elettorali a tutti i livelli.
Non solo Russiagate con presunte interferenze da parte di hacker russi nelle ultime elezioni per la designazione del Presidente degli Stati Uniti, anche dal Venezuela arrivano notizie di brogli elettorali avvenuti tramite i sistemi informatici usati nelle consultazioni per la formazione di una nuova Costituente, anche se in questo caso le manipolazioni sarebbero state effettuate dal Governo stesso.
Un problema che sembra interessare anche l’Italia. Fresche sono le notizie di più presunti hackeraggi alla piattaforma Rousseau, lo strumento decisionale al quale il Movimento 5 Stelle si affida per la consultazione dei propri attivisti. Inoltre è previsto per il prossimo autunno un referendum in Lombardia per il quale la Regione ha investito oltre 23 milioni di euro per l’acquisto di tablet sui quali far votare i cittadini. Il primo vero esperimento di voto elettronico in Italia su grande scala.
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Ad Harvard si studiano metodi di difesa da cyber attacchi
Come tanti altri settori della vita quotidiana, anche quello delicato riguardante le tornate elettorali sta vivendo una rivoluzione digitale profonda, ma come in tutte le novità all’apparenza portatrici di importanti aspetti positivi, non mancano le criticità da tenere in considerazione.
Per questo Facebook si è esposto in prima persona nel settore della sicurezza nel campo del voto elettronico; finanziando con un primo assegno da mezzo milione di dollari il gruppo di ricerca Defending Digital Democracy dell’Università di Harvard.
Scopo del gruppo è quello di creare un organismo che possa fornire assistenza a tutti i comitati elettorali americani per proteggere non solo i dati sensibili degli iscritti alle liste elettorali ma anche quello di tutelarsi da possibili interferenze esterne.
Il concetto alla base che muove Facebook, esposto all’ultimo Black Hat di Las Vegas da Alex Stamos a capo dell’ufficio di sicurezza del social network, riguarda la natura spontanea e provvisoria di questi comitati che non hanno possibilità economiche per mettere in sicurezza la propria rete informatica nonostante l’importanza del loro ruolo.
Il colosso di Palo Alto spera che con il suo primo intervento a favore del Defending Digital Democracy, possa dare il via a una reazione a catena tra gli operatori della Silicon Valley disposti a seguirne l’esempio.
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Nuove prospettive per il voto elettronico
Una partenza tutt’altro che in sordina per questo gruppo di ricerca guidato da Eric Rosenbach, già vice segretario alla Difesa e responsabile di Cyber Security nella seconda amministrazione Obama. Il team sarà composto da membri dei due partiti americani più importanti e dovrà essere un organismo super-partis per affrontare una problematica che interessa l’intera democrazia americana e mondiale.
L’idea fondante del gruppo di ricerca sostenuto da Facebook sarebbe quello di creare una rete di specialisti del settore che possano non solo studiare la problematica per poterne arginare la vulnerabilità ma anche dare un contributo concreto elaborando nuove strategie e metodologie che rendano il voto elettronico sicuro come quello tradizionale.