Il colosso britannico Thomas Cook alza bandiera bianca. Dopo 178 anni di storia la compagnia ha dichiarato bancarotta annunciando con una nota che “sono cancellati tutti i futuri voli e le future vacanze”. Il collasso della società mette a rischio sia 22.000 posti di lavoro a livello globale, di cui 9.000 in Gran Bretagna, ma anche il ritorno a casa dei 150mila vacanzieri britannici che avevano prenotato il volo con Thomas Cook e che ora vedono a rischio il proprio rientro, in quella che la Bbc definisce come “la più grande operazione di rimpatrio in tempi di pace”.
Un’operazione che secondo le prime stime potrebbe costare fino a 600 milione di sterline, finanziata attraverso il fondo di garanzia Atol, il sistema di protezione amministrato dall’ente dell’aviazione civile britannico e finanziato dalle industrie del settore.
Secondo il Financial Times però oltre ai 150 mila britannici ci sarebbero altri 350 mila viaggiatori stranieri all’estero e il numero complessivo di persone da riportare a casa potrebbe raggiungere il mezzo milione. Sulla questione è intervenuto anche il premier britannico Boris Johnson: “C’è da chiedersi quanto i dirigenti di queste società fossero adeguatamente incentivati a risolvere i loro problemi”, ha detto criticando i manager dell’azienda”.
“È una situazione molto difficile e ovviamente i nostri pensieri sono rivolti ai clienti di Thomas Cook, i vacanzieri che ora potrebbero avere difficoltà a tornare a casa. Faremo del nostro meglio per riportarli a casa. In un modo o nell’altro lo Stato dovrà intervenire per aiutare i vacanzieri bloccati”.
L’azienda – il cui principale azionista è la cinese Fosun Tourism Group – non è riuscita a raccogliere gli ulteriori finanziamenti per 200 milioni di sterline che servivano per evitare il collasso. Fosun il mese scorso aveva già iniettato 450 milioni di sterline nella società all’interno di un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline. In cambio di quell’investimento Fosun aveva acquisito una quota del 75% della divisione operativa di Thomas Cook e un 25% della sua compagnia aerea.
A maggio Thomas Cook aveva messo in evidenza nei propri conti trimestrali una perdita da 1,45 miliardi di sterline, a causa soprattutto della svalutazione di MyTravel, con cui si era fusa nel 2017, costata da sola quasi 1 miliardo. Come se non bastasse, su Thomas Cook si è abbattuta anche l’incognita Brexit.
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