Un anno e nove mesi di reclusione per false fatture: questa è la condannata nei confronti di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex presidente del Consiglio e leader di Italia Viva Matteo, da parte dei giudici, che hanno accolto così le richieste del pm Christine Von Borries. Pena sospesa con la condizionale, ma sono stati interdetti anche per sei mesi da incarichi direttivi nelle imprese e per un anno dai pubblici uffici e dal trattare con la pubblica amministrazione. I due sono coinvolti nel processo per le false fatture insieme a Luigi Dagostino: per quest’ultimo il pm ha chiesto e ottenuto una condanna a due anni. A lui, assieme alle false fatture viene contesta anche la truffa.
In aula la requisitoria del pubblico ministero è durata circa un’ora e mezzo e tra i presenti mancavano i coniugi Renzi, mentre era presente, ad assistere al processo, Luigi Dagostino. D’Agostino era amministratore della Tramor che si occupava della gestione di un outlet a Reggello (Firenze). L’imprenditore avrebbe incaricato Party ed Eventi 6 di studi di fattibilità per un punto di ristorazione nell’outlet.
Due le fatture al centro della vicenda e su cui si è basato il lavoro dell’accusa: una da 20.000 euro pagata alla società Party srl e un’altra da 140.000 euro, pagata alla Eventi srl, entrambe a luglio del 2015. Secondo le indagini nel luglio 2015, Dagostino, amministratore delegato della Tramor, avrebbe delegato alla Party srl e la Eventi 6 srl, di cui i coniugi Renzi sono a capo, di svolgere alcuni progetti di fattibilità per lavori all’outlet “The Mall” di Firenze, gestito dalla stessa Tramor.
Secondo quanto era stato riportato da Francesco Mancini, commercialista della due società, le due fatture emesse da Eventi 6 srl e Party srl erano state registrate in maniera ordinaria nella contabilità delle aziende garantendo così il regolare pagamento delle tasse e non provocando alcun danno all’Erario. Le fatture secondo questa testimonianza furono emesse e non furono commessi illeciti, ma la Tramor le ritenne false e le aveva fatte cancellare dalla denuncia dei redditi. La difesa dei coniugi Renzi sosteneva invece che la società non aveva eliminato le fatture, limitandosi a considerarne i costi non come inesistenti ma come indeducibili per cautelarsi.
Il padre di Matteo Renzi aveva sempre sostenuto che non c’era mai stata alcuna fattura falsa, ma “solo tante tasse vere, tutte pagate fino all’ultimo centesimo” e aggiungeva: “Mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato”. Anche Laura Bovoli aveva sempre sostenuto una linea analoga a quella del marito nella sua memoria difensiva.
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