Fedez può diventare il nuovo Grillo? Mentre tutti danno sempre più certo il suo ingresso in politica, in un modo o nell’altro, Antonio Polito sul Corriere si lancia sulla sua analisi: “Siamo il Paese-guida della democrazia dell’intrattenimento, quello che per primo ha appaltato la politica allo spettacolo. Un quarto di secolo fa un partito fu fondato da un impresario della televisione, e vinse le elezioni. Tredici anni fa un partito nacque dagli show di un comico, e vinse le elezioni. Se è già successo, può succedere di nuovo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Qualcuno ha fatto notare che Fedez vanta su Instagram un numero di follower superiore al numero dei voti presi dal centrodestra alle ultime elezioni. Scrive ancora Polito: “Per non dire della moglie. Un tempo a questa osservazione si sarebbe obiettato che una cosa sono i like e una cosa i consensi elettorali. Ma da quando Piero Fassino sfidò Grillo a farsi un suo partito ‘così vediamo quanti voti prende’, l’argomento non è più utilizzabile. Anzi. Ieri la sinistra si è schierata toto corde con l’influencer, e ha intimato alla Rai ‘basta censura?”. (Continua a leggere dopo la foto)
La reazione del centrodestra non è stata meno subalterna all’egemonia culturale di Fedez, solo opposta: “Gli hanno dato dello squadrista. Neanche l’arresto di Navalny aveva eccitato tanto l’amore per la libertà del nostro mondo politico. È del resto proprio la crisi della politica democratica che rende politico lo spettacolo. La moneta che usa Fedez è la stessa che usava Grillo: l’indignazione. Ce n’è sempre a disposizione in abbondanza nelle nostre società, un gran numero di persone che pensano di vivere nel peggiore dei mondi possibili e che sanno perfettamente di chi è la colpa: dei loro avversari politici”. (Continua a leggere dopo la foto)
Conclude Polito: “Solo che un tempo questa indignazione veniva portata in quelle che Peter Sloterdijk ha chiamato «le banche dell’ira»: una ideologia o un partito che promettesse di investirla in cambiamento, in rivoluzione, in palingenesi: «Dai a noi la tua rabbia, e noi la useremo per costruire una nuova società, più giusta e migliore». Ma ora queste banche sono chiuse, o fallite, o hanno cambiato ragione sociale. Resta così solo l’indignazione, che è diventata il pane della politica”.
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