Era stato un sostenitore della prima ora del Movimento Cinque Stelle. “È importante che ci sia un governo al lavoro su temi concreti come il reddito di cittadinanza, dopo l’avanspettacolo a cui abbiamo assistito gli anni precedenti, dai bunga bunga di Berlusconi alle lauree finte di Bossi jr, ai balletti attorno ai guai veri o presunti del padre della Boschi e di Renzi”. Parole di quel Fedez che oggi, a qualche annetto di distanza, ha rinnovato la sua fiducia con, però, qualche punta di scetticismo in più.
In un’intervista rilasciata a Vanity Fair, il cantante ha espresso il suo pensiero sull’attuale situazione politica e i suoi protagonisti, compreso Matteo Salvini: “Si può essere d’accordo o meno con lui, sul chiudere i porti e sul resto, e io non lo sono, ma rispetto la democrazia e riconosco che non ce la si può prendere con lui perché è stato votato da italiani in coscienza, e sta facendo esattamente ciò che aveva promesso”.
Ridicolo, a suo parere, l’appellativo attribuito da Roberto Saviano al vicepremier leghista, definito dallo scrittore “ministro della Malavita”: “E mi viene da ridere. Perché non dimentico Vittorio Arrigoni, uno che era sul campo e non nei salotti, con i segni della tortura e della trincea. Fu ucciso nel 2011, a Gaza, a pochi mesi da un videomessaggio in cui invitava proprio Saviano a camminare con le sue gambe per Tel Aviv, prima di parlare a vanvera della situazione lì. L’aveva contraddetto, sì, e lui, che ama ergersi a coscienza civile del nostro Paese, non ha speso due parole per ricordarlo”.
Un’occasione anche per parlare del suo ultimo album, Paranoia Airlines, dove racconta le difficoltà nel gestire gli attacchi di panico, i momenti “no” con i quali ancora continua a lottare, grazie anche alla vicinanza della moglie Chiara Ferragni: “Invalidanti. Li ho curati da dentro, senza psicofarmaci, imparando piano a controllarmi. A un certo punto la parte oscura di te diventa preponderante, ed è consigliabile andare da un bravo psicologo/psichiatra. Ne ho cambiati diversi. Questo è uno nuovo, vediamo”.
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