Vittorio Feltri riesce a creare polemica persino nei giorni di Natale. Invece che da Babbo Natale quest’anno sembra essersi mascherato da Grinch. Senza peli sulla lingua, anche quando si tratta di parlare delle Feste, Feltri è intervenuto a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1 coi conduttori Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. Ha parlato del suo modo di vivere il Natale. “Non me ne frega niente, mi annoia da morire, non faccio nel modo più assoluto regali, regalo ai miei familiari ogni giorno qualcosa. E non mi piace nemmeno riceverli. L’idea che il 24, 25 e 26 non debba lavorare e sia obbligato a stare in casa coi miei familiari mi getta nel più tetro sconforto”.
Ha le idee chiare Vittorio Feltri che, pungente come sempre, aggiunge: “Ognuno faccia quello che vuole basta che non mi obbligano a dire le preghiere davanti al presepe. A Natale si mangia bene? E capirai. Io mangio pochissimo, in 20 minuti ho finito e basta. Agli sms di auguri non rispondo nemmeno, tanto mi infastidiscono e mi irritano”. Siete tutti avvisati, quindi. Non azzardatevi a mandare messaggi al direttore.
Quando gli chiedono come vive il Natale in famiglia e se i suoi cari si rechino “in massa” per festeggiare a casa sua risponde così: “Purtroppo sì. Il momento più bello e quando se ne vanno tutti. Facciamo una cena il 24 sera con tutti in modo che il 25 siamo solo io e mia moglie: con lei sto bene mentre con tutta la marmaglia mica tanto”. Dei rapporti complicati con il parentado ormai si sa molto, perché è lui stesso a più riprese a fornire qualche dettaglio, mettendo in imbarazzo cognati, figli e nuore.
Il giornalista non risparmia neanche l’allegra presenza portata dai nipotini. “Sono proprio quelli che rompono le palle di più. Non chiederei mai di non portarli ma se mi chiedete se sono felice di avere i nipotini, non posso dire di sì”. L’ultima stoccata di Vittorio Feltri è riservata al Capodanno, considerato ancora peggiore del Natale. “Peggio ancora, ci sono anche i botti che mi spaventano i miei gatti. Il 31 dicembre vado a letto verso le 22.30, come sempre”. Auguri, direttore!
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