Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra, fece discutere tre anni fa, quando partecipò all’edizione di Sanremo asserendo di voler essere definita “direttore”.
Oggi rilascia una lunga intervista al Giornale, che le riconosce un ruolo quasi pioneristico. Nel corso dell’intervista, Venezi plaude alla scelta della presidente Giorgia Meloni di declinare il suo ruolo al maschile.
La prima domanda è proprio sulla declinazione maschile dei ruoli: “È fondamentale e sono contenta di vedere il trend anche nel mondo. Per mia formazione e per lavoro mi confronto con l’estero e vedo che non è solo una mia idea. È il tema che viene affrontato in Francia in questi mesi, dove autrici e scrittrici che hanno sollevato una polemica sul fatto che vogliono essere chiamate “autori” e non “autrici”. Nell’ottica di una pari retribuzione, di una pari dignità del lavoro e opportunità. Ed è questo quello che dico io quando rivendico di essere direttore d’orchestra: riconosciamo la funzione e diciamo che ha la stessa validità, lo stesso peso, la stessa retribuzione e la stessa opportunità, sia che si tratti di una donna che di un uomo. Così ne riconosciamo il merito”.
“Merito” è un’altra parola che ha animato il dibattito italiano. Dice Venezi: “A me ha fatto molto piacere che la parola “merito” sia venuta fuori fin dai primissimi giorni di governo, perché è ciò che nel nostro Paese manca, ossia la pura ed esclusiva valutazione del merito al di fuori di qualsiasi altra logica, politica o partitica, di appartenenza a un genere o a un gruppo, che alla fine diventa lobby”.
La maestra d’orchestra Venezi asserisce che “assolutamente” la declinazione al maschile del ruolo di presidente da parte di Giorgia Meloni contribuisca ad abbattere il patriarcato: “Cosa c’è di più grande nella lotta al patriarcato di una donna presidente del Consiglio? Già di per sé sarebbe sufficiente questo. Le è stata mossa l’accusa di assenza di quote rosa nel governo: alla fine ha fatto una scelta di merito”.
Meloni contro il patriarcato è una considerazione femminista, movimento sul quale Venezi affonda il colpo al termine dell’intervista: “Forse non è una femminista sessantottina, ma grazie a dio, visti i risultati di quel femminismo oggi, non all’epoca, quando aveva motivo di esistere. Oggi è superata come visione. Oggi dobbiamo parlare di pari retribuzione ma non viene fatto”.