Chi si aspettava un’analisi approfondita, per capire il motivo di un flop che ha lasciato il segno, è rimasto deluso. Il Movimento Cinque Stelle ha scelto la strategia dei toni bassi, con Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, solitamente in prima linea, a sparire momentaneamente dalle telecamere. Le versioni ufficiali tendono a sminuire il peso della sconfitta arrivata dalle regionali in Abruzzo, con calcoli che parlano di una “non vittoria” più che di una sconfitta in pieno stile bersaniano.
“Cinque anni fa in Abruzzo si votò alle europee e alle regionali contemporaneamente – spiega il sottosegretario M5S Mattia Fantinati – alle prime prendemmo il 30 per cento, alle seconde il 21. Tante cose pesano per questa differenza, a partire dal sistema elettorale regionale. Se si mettono 10 liste tutte insieme contro di noi sarà sempre molto difficile vincere”. Eppure qualcosa si è mosso nel Movimento. Gli attivisti chiedono una struttura che si occupi dei territori in maniera costante, per non lasciare campo libero alla Lega.
“Tradire la propria identità non paga”, dice la senatrice Elena Fattori. “Di Battista è stato usato male”, rincara Paola Nugnes. E ora? A dettare la linea è stato il ministro Danilo Toninelli, che ha subito annunciato la pubblicazione dell’analisi costi-benefici sulla Tav. Il no deciso all’alta velocità Torino-Lione diventerà così il piede di porco per scardinare i rapporti di forza nel governo, l’arma scelta per andare all’attacco di quel Salvini che continua a fare incetta di voti.
L’ipotesi che le regionali possano smuovere qualcosa nel governo, nel frattempo, è stata respinta con decisione. Niente rimpasti, soltanto una lunga serie di punti da chiarire, che comprende anche il fronte Venezuela e quello Bankitalia. Era previsto un vertice con Conte, è saltato. Si predica la calma, si dilatano i tempi. Ma le ferite abruzzesi, nonostante il passare del tempo, continuano a bruciare.
Grillini senza Grillo: un Beppe triste e solitario, sempre più ai margini del suo stesso Movimento