Il giorno della prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica si avvicina. Lunedì 24 gennaio i Grandi elettori si riuniranno infatti a Montecitorio. Nel rispetto ovviamente di tutte le norme di sicurezza anti Covid che quest’anno condizioneranno lo svolgimento delle operazioni di voto. L’unico candidato formalmente in campo al momento è Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia ha ottenuto l’appoggio della coalizione di centrodestra e ora è a caccia di quella cinquantina di voti che teoricamente gli mancano per prendersi il Quirinale. Ma sulla sua strada si presenta il problema rappresentato dal presidente della Camera Roberto Fico.
Ma in che modo Fico potrebbe ostacolare la corsa di Berlusconi verso il Colle? In pratica, secondo diversi retroscena, il Cavaliere starebbe pensando di ‘segnare’ le schede di chi lo voterà utilizzando il classico metodo di far scrivere in modo diverso il suo nominativo a ogni gruppo parlamentare. Ad esempio, quelli di Forza Italia potrebbero scrivere ‘Silvio Berlusconi’, i leghisti ‘Berlusconi Silvio’, i meloniani solo ‘Berlusconi’, e così via. In questo modo gli eventuali franchi tiratori avrebbero poco spazio di manovra perché rischierebbero di essere scoperti.
Un metodo, quello appena illustrato, non certo illegale. Ma che il presidente Fico sembra intenzionato in tutti i modi a non voler consentire. La soluzione che potrebbe mettere nei guai Berlusconi è all’apparenza molto semplice. Al momento della lettura delle schede elettorali, Fico potrebbe decidere di leggere solo il cognome del candidato al Quirinale. Senza aggiungere nomi, appellativi o cariche ricoperte come onorevole, Cavaliere, avvocato eccetera.
La decisione di Roberto Fico verrà comunque annunciata solo la mattina del 24. Il presidente della Camera potrebbe dunque optare per comportarsi come fece il suo predecessore Luciano Violante che nel 1999, durante l’elezione di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, decise di pronunciare solo i cognomi. Decisione opposta quella presa invece da Laura Boldrini nel 2015 nel caso di Sergio Mattarella.
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