In queste ultime settimane quello della registrazione all’Anagrafe dei figli delle coppie gay è un tema che sta facendo molto discutere. Anzi, la lotta politica infuria, con il centrodestra che accusa la sinistra di voler aprire le porte anche in Italia al cosiddetto utero in affitto. E così la coalizione guidata dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è impegnata in un muro contro muro contro il Pd di Elly Schlein e le altre forze politiche progressiste. A gettare benzina sul fuoco ci pensa anche il sindaco di Padova Sergio Giordani, rieletto nel 2022 con il centrosinistra, che sfida di fatto il governo.
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Il sindaco di Padova sfida la Meloni
Sergio Giordani è nato a Padova il 10 maggio del 1953 e, prima di intraprendere la carriera politica, era un noto imprenditore. “Ho deciso di continuare a registrare all’Anagrafe i figli delle coppie gay perché al centro dell’azione di ogni sindaco, che è anche ufficiale di stato civile, deve esserci anzitutto la tutela delle persone e quindi anche delle bambine e dei bambini, con i loro diritti fondamentali. – risponde così a Repubblica – Negare l’atto di iscrizione significa esporli a gravi discriminazioni fin dai primi giorni di vita. Ecco, io non me la sento e vado avanti come ho fatto fino ad ora. Sfido chiunque a guardare negli occhi queste coppie con i loro figli in braccio, ad ascoltare le loro storie, a condividere la loro gioia di genitori. A quel punto assumersi la responsabilità di tutelare i neonati diventa un atto del tutto naturale”.
“Continuo a registrare i figli delle coppie gay”
“Non mi sento di agire contro la legge, anzi, penso di agire nell’interesse primario dei bambini. – sottolinea Giordani parlando della registrazione dei figli delle coppie gay – Le normative attuali hanno gravissimi vuoti normativi che vanno sanati. Per il resto, Padova non agisce in contrapposizione con la normativa sulla maternità surrogata, né con la recente sentenza della Cassazione. Anche se penso sia necessario che la politica intervenga e tuteli anche quei piccoli. Ho la mia idea come si è capito, ma non ne faccio una questione di parte, bensì di diritti e buon senso. Tante colleghe e colleghi primi cittadini di ogni colore politico la pensano come me, è tempo che il Parlamento si assuma le sue responsabilità, strumentalizzare un tema così delicato non serve a risolvere i problemi”.
“Ho avuto il piacere confrontarmi con ben sei governi diversi. Sono un sindaco civico, non ho lotte politiche da fare. Quello che mi verrebbe da dire alla presidente del Consiglio è che questo è un tema serio e il governo dovrebbe confrontarsi laicamente con i sindaci d’Italia per risolvere una questione che non può e non deve essere affidata ai singoli amministratori o ai tribunali”, il sindaco di Padova si rivolge così a Giorgia Meloni.
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