Lo hanno già ribattezzato “l’uomo che salverà il mondo dal Covid”, e la sua è una storia che non è passata inosservata: figlio di immigrati turchi, costretti a lottare con i pregiudizi degli altri per tanto, troppo tempo, oggi Ugur Sahin è uno dei ricercatori più famosi del pianeta. Miliardario, non ha una macchina propria ma va al lavoro in bici. Ed è lui, soprattutto, ad aver messo appunto il vaccino che sembra destinato a fermare la pandemia di coronavirus.
Come spiega Luca Telese sulle pagine di Tpi, infatti, guardando la società Pfeizer (che sintetizzato il primo vaccino occidentale) emerge come una divisione aziendale che ha acquisito quattro anni fa una piccola e sconosciuta società di Magonza. A capo di quest’ultima, la BioNTech ecco spuntare proprio la figura di Ugur Sahin, il fondatore di una piccola startup che quattro anni fa non valeva un copeco, e che oggi al Nasdaq, è stimata 25,99 miliardi di dollari (nel 2019 erano 4,6).
È lui l’uomo arrivato prima di tutti, quello che ha messo a punto la prima cura in grado di fermare la pandemia che ha colpito il mondo. Insieme ai russi, che col loro Sputnik si sono a loro volta subito incensati per i risultati ottenuti. L
a BioNTech è però la prima società ad aver prodotto un farmaco testato scientificamente, la cui efficacia è stata dimostrata nel 90% dei casi, con gli strumenti verificabili della ricerca e della sperimentazione.Una storia, dicevamo, diventata un simbolo. Non solo la sua, ma anche quella del team di giovanissimi ricercatori provenienti da ben sessanta nazioni diverse, tra cui America, Serbia e Spagna (anche l’Italia), che hanno contribuito all’impresa. Un racconto di pregiudizi sconfitti dall’intelligenza, più che mai attuale in un mondo che oggi applaude Ugur per la sua sensazionale scoperta ma fino a qualche anno fa lo costringeva ancora a combattere con prese in giro, occhiatacce e male parole.
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