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Filippo Turetta: i 10 minuti in cui ha ucciso Giulia, le sue parole

Filippo Turetta carcere paura

Nell’interrogatorio Filippo Turetta fornice agli inquirenti la sua versione dei fatti, raccontando di un corto circuito mentale scattato quando, alla fine, capisce definitivamente che Giulia non sarà mai più sua. Perché vuole essere libera. Intanto, si discute di pena ed aggravanti e si fa strada il timore che a Turetta non venga dato il massimo della pena, anzi: che possa ricevere una condanna ad un sesto di quanto effettivamente previsto, grazie a normativa e legge Cartabia.

Giulia Cecchettin, condannata a morte perché ha provato a scappare (dice Turetta)

Filippo Turetta avrebbe ucciso Giulia Cecchettin tra le 23.40 e le 23.50 circa. L’ultimo avvistamento di Giulia viva è in pochi frammenti di video, l’ormai celebre video di Fossò in cui si vede Giulia scappare dall’auto, venire rincorsa, chiedere aiuto e poi essere colpita alle spalle. Il video si interrompe poco dopo, quando Turetta la costringe a risalire in auto. Sono le ultime immagini di Giulia, in fuga dalla morte che ormai sa che la sta inseguendo.

Filippo: “Non volevo ucciderla”

Giulia Cecchettin famiglia parenti

La telefonata del testimone è avvenuta alle 23.18, 30 minuti dopo si vede l’auto di Filippo fermarsi in mezzo alla strada: forse la sta aggredendo in macchina, le sta sferrando quella coltellata vicino all’orecchio che le trancia l’aorta e la uccide. Sulla mancata presenza di una volante disponibile, o quantomeno di un’allerta via radio alle volanti, è ora in corso un esame disciplinare. A spiegare quello che vuole vendere, ormai è chiaro, come raptus, è Turetta: “Lei era mia e solo mia, non volevo dividerla con nessuno”. Fino ad adesso comunque continua a sostenere che il suo piano non era quello di ammazzarla. “Non volevo ucciderla”, dice, bensì “trattenerla”. Quando lei ha detto l’ultimo “no”, quando è scappata da lui, è impazzito ed ha colpito. Questo è quello che lui dice, anche se gli elementi che lo contraddicono sono tanti. Ora, sembra che la tesi della difesa punti verso un delitto preterintenzionale, anche se con estrema difficoltà un giudice potrà accettare tale versione, dati gli elementi a conoscenza degli inquirenti.

Dubbi sulla condanna all’ergastolo: pena potrebbe essere ridotta di un sesto

Ora, si profila un’altra realtà: il destino del “mostro non mostro” sembra non essere così tetro, e glielo garantirebbe la giustizia stessa. Sulle aggravanti la questione è ancora nebuolosa: la premeditazione, la peggiore, non è ancora stata chiarita, e le altre non si sa quanto potranno contare in sede processuale. Alcune, come i futili motivi o il legame con la vittima. Hanno spesso un’interpretazione liquida in sede processuale. Se chiederà rito abbreviato avrà già di suo un terzo della pena scontato – che non è poco. Se la difesa di Turetta saprà giocare bene le sue carte, la riforma Cartabia giocherà a loro favore e la pena sarà ridotta a un sesto.