Le indagini su banca Carige
Negli ultimi mesi il mondo della finanza è stato particolarmente scosso da indagini improvvise e ricerche approfondite sulla condotta di banche ed altri enti. L’ultima vittima di spicco è stata banca Carige. La Consob ha dichiarato appena poche ore fa la sospensione ufficiale delle negoziazioni in forma temporanea, limitatamente ai sistemi multilaterali di negoziazione e ai titoli emessi dall’ente.
L’Autorità di Vigilanza chiarisce la situazione e in una nota spiega che si tratta di misure preventive, che avranno validità finché non si sarà fatta maggiore chiarezza sulle accuse e la situazione attuale. Sembra che di recente banca Carige sia stata al centro di una serie di negoziazioni e attività non trasparenti che potrebbero minare la tutela degli investitori.
Al centro della contestazione ci sarebbe una serie di iniziative poco chiare volte all’aumento di capitale nel settore della vigilanza prudenziale. Le decisioni delle autorità competenti resteranno valide fino a quando la banca non giustificherà con prove valide la propria condotta e non ripristinerà un quadro informativo soddisfacente su tutti i titoli emessi o garantiti.
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Le mosse di banca Carige
Il mondo della finanza rischia di subire una violenta scossa dal caso banca Carige, in quanto i collaboratori e gli azionisti implicati nella vicenda sono numerosi e si parla di cifre molto alte. I vertici della banca stanno lavorando per finalizzare il consorzio di garanzia e attuare le operazioni di aumento del capitale necessarie alla sopravvivenza della banca.
Intanto Malacanza Investimenti, azionista principale di Carige, ha richiesto una maggiore rappresentanza, pretendendo di salire dal 17,59% al 28% dell’istituto. Da circa un mese la famiglia Malacanza cerca di rafforzare la propria posizione, spiegando che la volontà di sostenere la banca è viva, ma c’è bisogno di un maggiore controllo e di più garanzie.
L’ad Paolo Fiorentino sta provando a sistemare la situazione organizzando frequenti incontri e confronti con le altre banche che dovrebbero prendere parte al consorzio di garanzia, ovvero Credit Suisse, Barclays e Deutsche Bank. Da un lato Fiorentino lavora a ritmi serrati per verificare la possibilità di un accordo, dall’altra i vertici tengono aggiornati i membri del consiglio e tutte le attività di vigilanza interessate.
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Il casus belli
I primi problemi si sono mostrati nella serata di mercoledì, quando l’istituo responsabile ha fissato il prezzo delle azioni per la ricapitalizzazione a 0,01 euro per ogni azione, compreso uno sconto sul Terp di poco inferiore al 30%. Il mondo della finanza si è subito interessato alla situazione ma, a sorpresa, il consorzio di garanzia non è stato attivato e gli istituti interessati non hanno trovato un accordo, quindi l’intera manovra rischia di saltare. Banca Carige ha subito sospeso il titolo in borsa.
All’apertura dei mercati l’ente ha dichiarato ufficialmente che i permessi per cambiare il valore delle azioni sono tutti validi, tuttavia non si sono realizzate le condizioni necessarie ad avviare l’aumento di capitale per una cifra di 560 milioni di euro. Un consiglio straordinario dell’amministrazione dovrebbe essere riunito per informare consiglieri e autorità sulla situazione e sui passi da muovere nell’immediato futuro.
L’amministrazione si è dichiarata intenzionata a prendersi tutto il tempo necessario per verificare l’esistenza di presupposti opportuni per portare avanti i piani di risanamento della banca e richiedere una proroga delle scadenze utili per presentare l’operazione di aumento dei capitali.