La storica sentenza della Consulta sul “fine vita” ha aperto un dibattito serrato in Italia. Dopo l’esultanza di Marco Cappato e l’indignazione dei parte del mondo cattolico, arriva, puntuale, anche il commento di Matteo Salvini: “Sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge”, è la prima reazione del segretario della Lega. La Corte Costituzionale ieri con uno storico verdetto dopo giorni di udienza ha stabilito che non è sempre punibile chi aiuta a togliersi la vita.
La vicenda su cui si sono espressi i giudici riguardava il caso di Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, finito sotto processo con il rischio di una condanna fino a 12 anni di carcere per istigazione al suicidio, per aver accompagnato il 40enne tetraplegico Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, a morire in Svizzera.
La Consulta doveva esprimersi in particolare sulla costituzionalità dell’articolo 580 del codice penale, una norma introdotta 90 anni fa e che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione sino a 12 anni. Salvini non ha condiviso la scelta della Corte Costituzionale. Il leader leghista è intervenuto a margine di un’iniziativa per le elezioni regionali in Umbria, a Tavernelle, ribadendo la sua posizione. “Parliamo con i medici, parliamo con le famiglie, però la vita è sacra e da questo principio non tornerò mai indietro”, ha affermato il leader del Carroccio.
Sul suicidio assistito la Consulta ha ribadito come ora resti “indispensabile” l’intervento del legislatore. La Corte già lo scorso anno aveva sollecitato inutilmente il Parlamento ad approvare una legge. I giudici costituzionali avevano sospeso per 11 mesi la loro decisione sull’articolo 580. Ma un provvedimento non è arrivato.
Ora le forze politiche di maggioranza promettono l’intervento. “La Consulta fa chiarezza, ora – ha detto il capogruppo del Partito Democratico al Senato Andrea Marcucci – il Parlamento deve fare presto”. Anche il M5S definisce “storica” la sentenza. In una nota i parlamentari hanno fatto sapere: “Riprenderemo al più presto l’iniziativa in Parlamento, ripartendo dal lavoro già fatto in questi mesi. Ci auguriamo di trovare la massima convergenza a prescindere dall’appartenenza politica, in linea con le indicazioni dei giudici”.
Critiche arrivano dal mondo cattolico. I vescovi italiani hanno espresso “il loro sconcerto e la loro distanza da quanto comunicato dalla Corte Costituzionale. La preoccupazione maggiore è relativa soprattutto alla spinta culturale implicita che può derivarne per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità”.
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