Gianfranco Fini non ha cambiato idea sull’estrema destra. L’ex presidente della Camera è stato protagonista della cosiddetta ‘svolta di Fiuggi’ del 1995 in cui, dando vita ad Alleanza nazionale, tagliò i ponti con il vecchio neofascismo del Movimento sociale italiano. E oggi, di fronte ai gravi incidenti scoppiati a Roma, culminati con l’assalto alla sede della Cgil, Fini decide di prendere nuovamente posizione esortando il governo Draghi a sciogliere il movimento politico di Roberto Fiore e Giuliano Castellino.
Da quattro anni Gianfranco Fini non rilascia interviste né partecipa ad eventi pubblici. Stavolta però Fabio Martini de La stampa riesce a strappargli qualche parola. L’argomento principale delle breve discussione tra il giornalista e il politico sono i recenti scontri di piazza fomentati da Forza Nuova. Cosa ne pensa di quello che sta accadendo in questi giorni? “La penso esattamente come la pensavo ai tempi della svolta di Fiuggi a proposito del fascismo e dell’antifascismo come momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che erano stati conculcati”, ribadisce.
Fini ricorda i tempi della svolta di Fiuggi e lo scontro con l’estrema destra di Pino Rauti e Giorgio Pisanò. “Non a caso ero considerato in quegli ambienti il traditore per antonomasia”, ammette. Poi, torna sull’attualità e sulla richiesta di alcuni partiti di sciogliere Forza Nuova. “Trovo paradossale che sia il Parlamento in quanto tale ad assumere l’iniziativa, con una mozione che peraltro non ho letto”, questa la sua opinione.
“In realtà il Parlamento può al massimo chiedere al governo di sciogliere quelle formazioni”, precisa Fini. “In realtà il governo può intervenire subito, ope legis, anche senza un’iniziativa parlamentare. È già accaduto nel passato, sia pure in circostanze diverse, nei confronti di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale”, ricorda. Insomma, il fondatore di An non rinnega le sue scelte.
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