In questi giorni si fa un gran parlare della Flat tax, la tanto attesa riforma fiscale promessa in campagna elettorale da Lega e M5S e oggi divenuta elemento centrale del programma del nuovo governo guidato da Giuseppe Conte. Si discute soprattutto su un aspetto: a chi conviene davvero un nuovo assetto con due sole aliquote fiscali? E’ vero che ne sarebbero agevolati maggiormente in percettori di redditi più alti? Il sospetto è stato avvalorato nei giorni scorsi dalle parole del vicepremier Matteo Salvini alla trasmissione Rai Radio Anch’io. Salvini, rispondendo al giornalista Giorgio Zanchini che contestava appunto la maggiore convenienza della Flat tax per i redditi più alti, aveva detto: «Ragazzi, se uno fattura di più e paga di più è chiaro che risparmia di più»: una frase che molti giornali hanno erroneamente riassunto come “chi guadagna di più è chiaro che paga meno tasse”. Allora, come stanno le cose davvero?
Come funziona la Flat tax
Come abbiamo già illustrato in un precedente articolo, la Flat tax prevede due sole aliquote fiscali per tutti: una al 15% per i redditi fino a 80000 euro e una al 20% per quelli oltre tale soglia. Per le società, invece, l’aliquota sarà unica e del 15%. “La finalità è quella di non arrecare alcun svantaggio alle classi a basso reddito per le quali resta confermato il principio della “no tax area”, era scritto nel contratto di governo che ha portato a Palazzo Chigi Lega e M5S. Ma che effetti avrà la Flat tax (o meglio, la dual tax) se verrà effettivamente approvata in questa forma? La simulazione più completa è stata realizzata a nostro avviso dal Sole 24 Ore, nell’infografica che pubblichiamo qui di seguito.
Risparmi per tutti! Il confronto tra la tassazione Irpef attuale e la futura Dual Tax (#FlatTax “rivisitata”) con aliquote al 15 e 20% per tre nuclei familiari tipo. L’elaborazione di @giannitrovati e @m_mobili sul @sole24ore del Lunedì https://t.co/0w6CrxqgYC pic.twitter.com/wDSEbQzDCp
— Adriano Attus (@adrianoattus) 4 giugno 2018
Scrivono Marco Mobili e Gianni Trovati sul quotidiano di Confindustria: “La riforma punterebbe appunto su due aliquote secche, il 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e il 20% per quelli superiori. Il 20%, in altri termini, sarebbe applicato a tutto il reddito delle famiglie che superano la soglia degli 80mila euro. A completare il quadro, per la ricerca della progressività, interverrebbe l’architettura a tre livelli delle deduzioni da 3mila euro: applicate a ogni componente del nucleo familiare fino a 35mila euro di reddito complessivo, solo ai familiari a carico nella fascia 35-50mila per scomparire quando le entrate dichiarate sono più alte”. Insomma, è chiaro che in valore assoluto il risparmio per i redditi oltre gli 80mila euro sarà più elevato, ma ci sarà un riequilibrio con il sistema delle deduzioni, sempre che venga approvato in questa forma.
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