La flat tax è così salvifica come vuol farci credere il governo o è piuttosto un boomerang per i più? Più tasse per le banche (e per i correntisti), inasprimento delle imposte “ambientali” a carico, c’è da scommetterlo, degli utenti di beni e servizi prodotti dalle aziende colpite. Infine il taglio a due importanti agevolazioni destinate alle imprese per finanziare la flat tax per le partite Iva. Con il risultato che almeno 1,2 milioni di aziende, dal prossimo anno, pagheranno più tasse. Il Def aggiornato varato dal governo delimita solo il quadro finanziario della prossima legge di Bilancio.
Ma anticipa anche il dettaglio di alcune misure. Per quanto riguarda le “politiche di promozione degli investimenti”, ad esempio, annuncia l’abrogazione dell’Imposta sul Reddito Imprenditoriale (Iri), che doveva entrare in vigore nel 2019 e che riduceva l’aliquota al 24%. Con le risorse liberate si finanzierà la flat tax. La riduzione della tassazione degli utili reinvestiti, invece, sarà coperta in parte dalla eliminazione della l’Aiuto alla Crescita Economica (Ace), incentivo destinato alle Pmi per permettergli di finanziarsi con risorse proprie.
Una partita di giro? Forse peggio secondo i commercialisti. Cancellare l’Ace significa aumentare la pressione fiscale per 1,2 milioni di imprese. Ridurre l’aliquota dal 24% al 15% per l’acquisto dei beni strumentali o per le assunzioni, non compenserà la perdita. “La sostituzione può essere in molti casi a saldo negativo e sarà quindi importante trovare soluzioni tecniche idonee a scongiurare un aumento della pressione fiscale che pensiamo non essere certo tra gli intendimenti del governo”, ha spiegato nei giorni scorsi il presidente del Consiglio dei dottori commercialisti Massimo Miani.
Il calcolo di chi potrebbe essere potenzialmente colpito lo ha fatto l’ex viceministro all’Economia Massimo Zanetti. L’ampliamento del regime forfettario (flat tax) per le partite Iva con il tetto fino a 65 mila euro, dovrebbe fare aumentare la platea degli interessati al taglio dell’aliquota di circa 500mila che si aggiungono al milione di professionisti e piccole imprese che già ne beneficiavano. L’Ace verrà mano per 1,1 milioni di aziende. Altri 1,2 milioni di ditte individuali e 800 mila società di persone perdono l’Iri, beneficio che sarebbe dovuto scattare il prossimo anno.
Il M5S, tramite Alessandro Amitrano, portavoce del Movimento, ha attaccato commercialisti e media che hanno riportato il loro giudizio sul Def e le “stime apocalittiche sulle tasse italiane”. Ma la preoccupazione è reale. E continuare ad attaccare i giornali non può essere la soluzione. “I numeri sono numeri”, replica Zanetti. “Sulla riduzione della pressione fiscale non ci sono misure nette e aggiuntive, ma misure sostitutive con effetti migliorativo per alcuni e peggiorativo per altri. Qui si abbassa la pressione fiscale solo per l’1% dei contribuenti, parte delle partite Iva”.
Confermata l’introduzione della “trasmissione elettronica dei corrispettivi” (tradotto, l’invio telematico degli scontrini a carico dei commercianti) e gli interventi “sulle imposte ambientali”. Inasprimenti fiscali che partono da aziende e potrebbero poi trasferirsi ai consumatori. Come il taglio della deducibilità degli interessi passivi per le banche che, come ammette l’Abi, può trasformarsi in aumenti dei costi del credito per famiglie e imprese.
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