Flavio Briatore attacca Meloni. Fuoco amico, si potrebbe pensare. L’imprenditore e socio del Twiga insieme ai mandatari della ministra al Turismo, Daniela Santanché, rilascia dichiarazioni al vetriolo contro il governo in un’intervista con Antonello Caporale per il Fatto quotidiano. “Un uomo del fare”, come si definisce l’imprenditore piemontese classe 1950, “si rompe i coglioni di questo governo, perché se si mettono a fare polemiche su via Rasella o sugli insetti del cibo, viene il dubbio che non stiano lavorando“.
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Briatore attacca il governo: “Sul Pnrr ciclopica figuraccia, ma non solo”
“Un uomo del fare non perde tempo con lumache, carne sintetica, eccetera. Caro amico, tu mangia come vuoi e io come voglio”. Risolve così la questione della carne coltivata, il businessman originario di Verzuolo, in provincia di Cuneo. Ecco perché Flavio Briatore attacca Meloni. “Ti metti a perdere tempo con il fascismo, via Rasella eccetera. Allora a me viene un dubbio. Che tu non abbia null’altro da fare e da dire. O, peggio: che si tratti di parolai che la sparano per coprire i problemi”.
“Mi deludono questi tanti parolai perché danno l’impressione di non azzeccarne una!”, incalza Briatore. Che poi fa un passaggio da brividi sulla questione della Resistenza. “Sa che mio figlio Falco non conosce Patty Pravo? Falco nemmeno sa di Patty Pravo, che è una grandissima nella storia della canzone, figurarsi che ne sa e gliene frega dell’eccidio. Non per nulla, non è proprio interessato. Questi politici aprono bocca così, per levarsi di torno i problemi veri. Per esempio dare casa a chi non ne ha. Guarda che ti dico: penso che i politici non sappiano cosa sia il lavoro e non per colpa loro ma perché non hanno mai lavorato. Questa è la pura verità. Tutti. Destra, sinistra eccetera. Dunque parlano di cose che non interessano per buttare la palla in tribuna”.
Infine, l’affondo che non ti aspetti da uno vicino al nuovo governo. Proprio sul Pnrr: “Stiamo per fare una ciclopica figura di merda se, come leggo, rimandiamo indietro i soldi”. Per questo motivo, tutti i ministri “devono cambiare strada, parlare di meno. Lavorare, inventare, creare, semplificare. No burocrazia, no ostacoli, no parole vuote”.
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