C’era una volta un Movimento Cinque Stelle schiumante rabbia e voglia di rivincita, dagli slogan forti, pronto a dar battaglia alla “vecchia politica”, quella dei corrotti e degli incompetenti, e dar voce a chi si diceva stremato da anni di immobilismo e malgoverno. Un fenomeno dilagante, in rete e nelle piazze, capace di smuovere le masse e attirarsi sempre più consensi. Era il 2014 e il Circo Massimo di Roma si tingeva di giallo, in silenzio ad ascoltare un Beppe Grillo più raggiante che mai annunciare dal palco, senza rinunciare alla sua proverbiale ironia: “Siamo 500 mila. 150 mila, però, secondo la questura”. Una folla oceanica. Che oggi non c’è più. Il ritorno dopo quattro anni del popolo pentastellato nella capitale ha un sapore molto meno trionfalistico, più contenuto. Le cose sono cambiate, certo. Il Movimento non è più opposizione feroce ma forza di governo. Il suo popolo, però, s’è perso per strada.
I vertici avevano ben chiaro in testa la portata, stavolta ridotta, del fenomeno. Al momento di prenotare, si erano limitati a un quarto dell’antico stadio romano, consci dell’impossibilità di replicare i fasti dei bei tempi andati. I più ottimisti speravano nell’arrivo di 50 mila sostenitori. Non è andata così. Luigi Di Maio, oggi vicepremier nel governo che vede il Movimento alleato con la Lega di Salvini, ha parlato di 30 mila presenze. E si è tenuto largo. Rispetto al 2014, un vero e proprio flop, nonostante sul blog i sostenitori si dicano soddisfatti della riuscita dell’evento, elencando una lunga serie di attenuanti e tirando in ballo, di volta in volta, gli attacchi ingiustificati dell’Europa, la stampa malandrina, qualche gaffe evitabile degli esponenti Cinque Stelle. Resta la fotografia di quei tre soli palchetti, le “agorà”, e di qualche padiglione sparso.
Sparse qua e là, gigantografie che raccontano la storia del Movimento. Una parata autocelebrativa che attraversa i recenti successi, a partire dagli ormai V-Day fino alle ultime iniziative. I palloncini simboleggiavano la vittoria rappresentata dall’abolizione del vitalizio. I presenti, quelli senza tesserino da giornalista o politico del Movimento, portavano cartelli che chiedevano un passo indietro, l’allontanamento da Salvini. “Obiettivo 40%” si leggeva, la soglia di consenso necessaria, stante l’attuale sistema elettorale, a governare da soli. Un traguardo pretenzioso, lontano secondo i sondaggi. E secondo una fotografia, quella dall’alto, di un Circo Massimo molto meno pieno.
Il comico non fa più ridere: tra autismo e malattie, le battute di Grillo fanno infuriare i social. Un ritorno da dimenticare