L’opera recentemente pubblicata del generale Roberto Vannacci ha scatenato molte polemiche, ma ora un altro libro, scritto quattro anni fa, torna a far parlare di sé. Si tratta di “Mafia nigeriana”, firmato da Giorgia Meloni, attuale presidente del Consiglio, e Alessandro Meluzzi. Il libro era passato inosservato fino a quando il giornalista Lorenzo D’Agostino non l’ha portato alla luce in un articolo su Bloomberg BusinessWeek.
Il contenuto del libro ha molti punti in comune con le recenti dichiarazioni di Vannacci, e presenta passaggi che ora potrebbero mettere in imbarazzo la stessa Meloni. Si leggono riferimenti a militari aggrediti da giovani nigeriani descritti in maniera pregiudizievole e lamentele sul “buonismo” legato all’immigrazione.
Ancora più sconcertanti sono le affermazioni sulla presunta “sostituzione etnica” e sul ruolo dell’Islam in tale contesto, punti chiave dell’ideologia sovranista già espressi in passato da altri esponenti politici come Matteo Salvini. Nonostante ciò, le stesse idee, quando espresse da un alto ufficiale come Vannacci, sono state definite “farneticazioni” dal ministro Guido Crosetto.
Molti si chiedono ora come Meloni, attuale capo del governo, concilierà queste posizioni passate con le sue attuali responsabilità istituzionali, soprattutto in occasione di incontri internazionali. Nel libro, Meloni e Meluzzi avanzano pesanti accuse nei confronti degli Yoruba, una significativa etnia nigeriana, riguardo pratiche come il cannibalismo e il commercio di carne umana.
Tra le varie teorie esposte, vi è l’idea che il “migrazionismo” sia finanziato da chi desidera un’Europa più africana, e vengono fatte affermazioni discutibili sul controllo della mafia nigeriana sul mercato della droga, a scapito delle mafie italiane.
In sintesi, il libro di Meloni risulta un mix di razzismo e teorie complottistiche che ora, alla luce dei recenti eventi legati a Vannacci, torna al centro del dibattito pubblico, mettendo in discussione la coerenza e la responsabilità di chi oggi ricopre importanti cariche istituzionali.