Un mistero che alla fine ha trovato la sua soluzione, quello dei camici donati da Dama Spa alla Regione Lombardia. Un caso che aveva visto il governatore Attilio Fontana finire in una bufera dalla quale non si è ancora tirato fuori. E che era stato arricchito dalle parole dello stesso presidente della Regione, che aveva dichiarato: “Resto convinto si sia trattato di un negozio corretto. Le critiche al mio operato sono doverose e legittime, ma non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei famigliari e resta il fatto che la Regione non ha speso un euro per quei 50 mila camici”.
Il giallo era nato proprio dal numero: Fontana aveva inizialmente parlato, infatti, di 75 mila camici. Lasciando così un interrogativo: che fine hanno fatto gli altri 25 mila? Come riportato in queste ore dalle principali testate italiane, la stessa Dama Spa aveva evitato di completare la fornitura fino a poche ore fa, quando l’intervento del governatore ha portato a trasformare la fornitura in donazione. L’azienda del cognato del governatore aveva piuttosto cercato di vendere gli altri 25 mila camici ad altri clienti, senza però riuscire nell’impresa.
Un dettaglio che contribuisce a tracciare ulteriormente i connotati della vicenda. Fontana in consiglio ha parlato di 50 mila camici dimenticandone 25 mila che poi, stando a quanto riportato dall’Ansa, sono stati rinvenuti e sequestrati dalla Guardia di Finanza. Al momento si troverebbero così custoditi come corpo del reato in un magazzino nella disponibilità dell’autorità giudiziaria, andando a costituire il lotto non consegnato della fornitura ad Aria, centrale d’acquisto della Regione Lombardia.
In totale si tratta dunque di 75 mila pezzi che l’azienda che detiene il marchio Paul&Shark ha trasformato in donazione per rimediare al ‘pasticcio’ venuto a galla per via del conflitto di interessi. Fontana può così essere felice di aver visto aumentare il numero di camici “donati”. In attesa che vengano accertate eventuali responsabilità sulla vicenda.