Di scissione ancora non si parla apertamente, ma l’aria che tira dentro Forza Italia è quella. A scatenare una furiosa polemica all’interno del partito fondato da Silvio Berlusconi è stato proprio il Cavaliere con le sue dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. Ma le sue parole provocano la reazione preoccupata del ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini, esponente dell’area governista del partito azzurro insieme agli altri due ministri, Mara Carfagna e Renato Brunetta. Da Arcore filtra l’indiscreione che Berlusconi stavolta sia veramente “arrabbiato”.
“Io temo che questa guerra continuerà. – ha avvertito il giorno prima Berlusconi dal palco di Treviglio durante una manifestazione di Forza Italia – Siamo in guerra anche noi perché mandiamo le armi in Ucraina. Adesso mi hanno detto che manderanno anche carri armati e cannoni pesanti. Lasciamo perdere”, commentava infastidito la decisione del governo di inviare altre armi a Kiev. “Tutto questo cosa significa? Significa che avremo dei forti ritorni delle sanzioni che abbiamo fatto alla Russia sulla nostra economia. Già si è fermato lo sviluppo, avremo una diminuzione del nostro Prodotto interno lordo”.
Parole che hanno provocato la dura reazione della Gelmini. “Non posso credere che il presidente Berlusconi abbia detto quelle parole. – dichiara stupita la ministra all’Ansa – Immagino sia stato frainteso. Siamo un movimento politico filo atlantista, europeista e ci siamo chiamati in passato ‘Popolo della libertà’. Ma la libertà non può valere solo per noi: è un bene indivisibile, come ci ha insegnato proprio Berlusconi, e oggi è la libertà per la quale lottano gli ucraini. Se è cambiata la linea qualcuno dovrebbe dircelo. Il tempo di Pratica di Mare purtroppo è finito. E oggi ogni ambiguità di filo putinismo ci reca danno e incrina la necessaria unità del Paese”, ha concluso.
Oggi però il sottosegretario forzista alla Difesa, Giorgio Mulè la attacca: “Nella vita è sempre questione di stile. Se sei la capo delegazione e hai un dubbio sulla linea del partito, alzi il telefono e chiami Arcore, non attacchi il leader sui giornali. Per fortuna che questo non è un partito da cartellini rossi. Ma il silenzio di Berlusconi è un’altra bella lezione”.
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