A poche ore dal voto in Aula sulla riforma del Mes, cresce il malcontento nel governo e all’interno di Forza Italia. Il partito è infatti spaccato in due, con alcuni dei pezzi da 90 in aperto conflitto con il capo, Silvio Berlusconi. Il leader, infatti, alla fine ha scelto di piegarsi a Salvini per il bene della coalizione, smarcandosi da Conte e dal governo. E ora, come lo ammoniscono in tanti, “si rischia l’isolamento”. Ci hanno provato in tanti a convincerlo a cambiare idea. A non sottostare ai “diktat” di Salvini e Meloni. A tenere alta la bandiera del Ppe. A non mettere a rischio l’approvazione di una riforma che, come da giorni ripete Renato Brunetta (ora in silenzio stampa: “Sono serenissimo, ho la coscienza a posto”, si limita a dire), non è peggiorativa rispetto alla precedente e soprattutto, se non approvata dall’Italia, avrebbe effetti gravissimi per gli equilibri europei e per il nostro Paese.
Ma Silvio Berlusconi, racconta il Corriere, ormai ha deciso. A tenere unita Forza Italia “non sono bastati i tentativi di Gianni Letta, secondo alcuni perfino della famiglia, di chi si preoccupa per un isolamento del leader che rischia di diventare politico in chiave interna (con possibili spaccature nel gruppo azzurro) e di immagine sul piano internazionale. A meno di clamorosi colpi di scena, il Cavaliere non cambierà linea. Seguirà quella scandita da Antonio Tajani: ‘Sì al Mes sanitario, perché non prendere quei 37 miliardi sarebbe folle. Ma no a una riforma insoddisfacente’. Si voterà una mozione unitaria, di tutto il centrodestra. Ancora da mettere nero su bianco”.
Il problema è politico e va oltre le tecnicalità. “Berlusconi, dopo la linea ‘responsabile’ che lo ha portato a votare sì allo scostamento di Bilancio, trascinando anche Lega e FdI, ritiene di non aver avuto quel riconoscimento che si aspettava. Non un appello all’unità nazionale dal capo dello Stato. Non un’apertura a formule future da parte di Conte e Di Maio: ‘Vogliono i suoi voti, ma in cambio non gli offrono niente politicamente o personalmente. Coi pontieri parlano al telefono, ma nemmeno li ricevono. Che si aspettano?’, dice un big azzurro”.
Da una parte Salvini e Meloni che hanno davvero posto un aut aut: basta posizioni autonome di FI, o si adegua o è fuori. Dall’altra una maggioranza che, al di là dei buoni rapporti intessuti con il Pd, su FI non conta per futuri assetti. Berlusconi, dunque, ha scelto di stare con gli alleati di sempre. Piaccia o meno ai suoi oltre 150 parlamentari che sanno che, in caso di voto, per tre quarti resteranno a casa. Inoltre, i più non vogliono “morire sovranisti” e il loro malessere pesa. Dei centristi dell’Udc, di Cambiamo. E poi Brunetta, Polverini, Gelmini, Gasparri, Carfagna… Forza Italia è allo stremo.
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