Per Dario Franceschini la decisione di Matteo Renzi di lasciare il Pd “is a big problem”, come ha ammesso con la ministra tedesca della Cultura, Michelle Muntefering durante un incontro alla Triennale di Milano di oggi. “E Renzi? Cosa sta facendo adesso?”, chiede la ministra, evidentemente sorpresa dopo la bomba politica scoppiata ieri a tarda sera. “Renzi? – risponde Franceschini, che si copre la mano, ma non impedisce alla sua voce di farsi intercettare dalla telecamere di alanews.it – Oggi è un grande problema…”.
E continua: “Loro hanno deciso di uscire dal partito… senza motivo… È difficile capire le ragioni. Lui continua a sostenere il governo… ma potrebbe essere un problema”.
La ministra tedesca sembra perplessa e chiede a Franceschini che cosa può significare la mossa di Renzi. A quel punto Franceschini sorride, si accorge di essere stato beccato dai microfoni e tronca la chiacchierata: “È troppo pericoloso”, dice ridendo. “È abbastanza”, chiude la collega tedesca. E infatti se in Italia Conte è sicuramente preoccupato per quello che accadrà all’interno della nuova maggioranza, nata anche grazie (se non soprattutto) a Renzi, in Europa la scelta dell’ex premier agita un po’ tutti.
Fuori dalla plenaria a Strasburgo, i renziani al Parlamento europeo – da Simona Bonafè, appena eletta vicepresidente del gruppo Socialisti e Democratici, ad Alessandra Moretti, Pina Picierno, Giuseppe Ferrandino, Paolo De Castro – ora devono capire cosa fare.
Questa novità della scissione di Matteo Renzi dal Pd se l’aspettavano, ma non per questo sono preparati a gestirla: per ora non si muovono dai dem. Riflettono. Caso a parte, Nicola Danti, punto di riferimento di Renzi tra gli eurodeputati democratici: nemmeno lui oggi segue il capo, ma prossimamente potrebbe. La scissione terremota la delegazione dem all’Europarlamento, pur non attecchendo.
E’ solo l’inizio, siamo al primo giorno dell’era post Pd per Renzi. Non se ne vanno, ma cominciano a stare con un piede fuori. Pur mettendo in conto di restare nel gruppo dei Socialisti e Democratici. Del resto, fu Renzi, quando era segretario a stabilire formalmente l’ingresso del Pd nella famiglia socialista. Ma, c’è un ma. C’è sempre un’altra opzione: il gruppo di Renew Europe, i liberali che comprendono eurodeputati ormai storici come il belga Guy Verhofstadt, ma anche i nuovi arrivati eletti con la Republique En marche di Emmanuel Macron…
Qui il video con le parole di Franceschini.
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