È alta tensione all’interno della maggioranza. Alle stoccate dei renziani ora replica Franceschini, che manda un chiaro messaggio a tutti, ai 5Stelle, a Italia Viva e anche a Conte: “Se si aprisse la crisi, tanto varrebbe andare a votare. Conte contro Salvini e ce la giochiamo”. È questo lo scenario previsto dal ministro dei Beni culturali, il quale ritiene che le manovre di Renzi partano da un calcolo, e cioè che in caso di crisi non si andrebbe alle urne: a blindare la legislatura sarebbe l’elezione del presidente della Repubblica e la priorità dell’attuale maggioranza di non consegnare il Colle dopo il voto a un candidato di Salvini. Ed è qui che Franceschini offre una diversa chiave di lettura della situazione.
“A Renzi non frega niente del Conte 3 o del Draghi 1”. Se si aprisse la crisi — spiega Franceschini al Corriere — l’ex premier si porrebbe al crocevia di ogni scenario e farebbe “ballare tutti”. Per raggiungere l’obiettivo preferirebbe che il governo cadesse per un incidente, per non intestarsene la responsabilità. In ogni caso, l’esito della crisi sarebbe “incerto”, la situazione “potrebbe solo peggiorare” e il sistema finirebbe nel “pantano”. Stando così le cose, “sarebbe allora preferibile andare alle urne con l’attuale sistema di voto”, che prevedendo lo scontro nei collegi spinge i partiti a coalizzarsi.
Così Franceschini già prefigura una coalizione composta da M5S, Pd, una lista di sinistra “e una lista Conte”. Ovviamente Iv sarebbe fuori dalla squadra, “perché chi ha provocato la crisi poi non potrebbe pensare di stare con noi”. Raccontano che, ogni qualvolta affronta questo tema, il dirigente dem si trasfiguri: è facile supporre che miri a gettare scompiglio nelle file renziane. È più difficile invece immaginare come si possa comporre il puzzle dell’alleanza giallorossa e come possa pensare di competere con il centrodestra. “Invece penso che potremmo giocarcela”, è la risposta di Franceschini.
Secondo lui Conte — se i sondaggi sono veritieri — “ha ancora una certa presa sull’opinione pubblica, si presenterebbe come la vittima di un complotto di Palazzo e potrebbe conquistare voti al centro, senza prenderne al Pd e a M5S. Perciò andrebbe sfruttato il suo valore aggiunto, perché potrebbe vincere”. Ma anche una sconfitta nelle urne, a suo parere, non stravolgerebbe gli equilibri per la successiva corsa al Colle: “Numericamente sarebbe una sfida bilanciata con il centrodestra, mi spiego? E poi Conte è nato con la camicia…”.
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