Il cibo non è solo necessario alla vita, ma spesso aiuta a sfogare ansie e paure che abbiamo dentro. Quando ciò accade però, può diventare un vero e proprio veleno per corpo e anima. Soffocati da un malessere interiore che non sappiamo esternare, non è poi così difficile cadere nella trappola del mangiare più del necessario, fino a diventare obesi. Oppure c’è chi perde il senso dell’appetito verso il cibo, così come verso la vita stessa. Questa è l’anoressia, una malattia complessa che ha bisogno di terapie con specialisti formati, e di percorsi di cura che possono durare anche anni. “Mi sono ammalato di anoressia quando avevo 13 anni. Mentre i tuoi coetanei escono, divertendosi spensierati, tu programmi le calorie da assumere e misuri compulsivamente la circonferenza delle tue gambe”. A parlare è Francesco Scaccino, giovane ischitano, che ha provato sulla sua pelle cosa vuol dire cadere nella trappola oscura dell’anoressia.
“Evitare il cibo o smaltirlo diventano imperativi categorici. E la cosa peggiore è che ti sembra tutto perfettamente naturale – ha spiegato il giovane, condividendo la sua testimonianza nella Giornata nazionale del fiocchetto lilla -. La malattia aveva il pieno controllo su di me: negavo anche di fronte agli specialisti”. Uscire dall’anoressia non è facile, e richiede un percorso lungo, che per Francesco è durato ben 7 anni. “In quegli anni riuscivo ad affrontare tutto tramite il cibo. Ero arrabbiato? Digiunavo. Ero triste? Digiunavo, o compensavo. Ora invece ho imparato e continuo ad imparare a vivere. Accettare tutti i miei stati d’animo: del resto, fanno parte della vita”.
Oggi Francesco è guarito dal suo disturbo alimentare. “Grazie anche alla mia famiglia, che mi ha sostenuto con amore, raccogliendo le mie lacrime”. La sua storia a lieto fine però non è purtroppo comune dola malattia. Sempre sull’isola d’Ischia, nel luglio del 2015, la morte della giovanissima Artemisia, stroncata dall’anoressia, ha indotto un genitore addolorato, Paolo Massa, a creare un’associazione, “Artemisia. Una voce per l’anoressia“.
L’associazione ha come scopo l’offrire un aiuto alle famiglie che vivono in “un dramma spesso silenzioso, provando a facilitare un percorso che mia moglie Anna ed io abbiamo già affrontato, uscendone purtroppo perdenti”.
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