I fatti si stanno rivelando molto meno caotici e casuali di quanto i fratelli Bianchi vorrebbero far credere, per smontare l’accusa di omicidio doloso e alleggerirla con un atto preterintenzionale. Una telefonata di quindici secondi con i loro amici, però, sembra smentire la costruzione della difesa.
La sera dell’aggressione a Willy Monteiro Duarte, al suo amico Vittorio Tondinelli e ad altre tre ragazze, costata la vita al giovane ventunenne, è stata raccontata da Marco e Gabriele Bianchi in vari modi, tutti tesi a scaricare a qualcun altro la loro effettiva responsabilità.
I due, infatti, hanno supposto che quel 5 settembre 2020 a Colleferro fossero stati i propri amici e coimputati, Francesco Belleggia, Omar Shabani e Michele Cerquozzi a sferrare colpi mortali, seppure involontari e comunque giustificati da una presunta aggressione di massa.
Nessuno, però, commenta la comparsa di un’intercettazione telefonica di quindici secondi tra Shabani e Gabriele Bianchi, come riferito oggi da Repubblica. Accade tutto in due minuti. I fratelli Bianchi, soprannominati “gemelli” per la loro somiglianza, si dirigono con il suv verso il centro di Colleferro. Gabriele riceve diverse telefonate dagli amici. Lui dirà che credevano che questi fossero stati attaccati da qualcuno.
Ma un minuto prima di uccidere Willy, alle 3.22, Gabriele Bianchi riceve la telefonata in questione da Shabani. Con i tempi strettissimi è impossibile che i due non si siano detti qualcosa di decisivo. Dopo sessanta secondi Monteiro è agonizzante sul selciato. Dopo centoventi secondi i due sono in fuga sul suv. Mezz’ora dopo vengono arrestati grazie alla foto identificativa di un amico di Willy, Matteo La Rocca, scattata appunto alle 3.24. Sembrano i tempi di un’esecuzione e non di una reazione in difesa di qualcuno.
Alla magistratura chiarire quanto accaduto.