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Oggi, è comune sentire frasi come “Frutta e verdura non sanno più di niente” oppure “Il sapore di una zucchina non si distingue più da quello di una pera.” I consumatori notano quanto i gusti siano diventati piatti e poco definiti. E non si tratta solo di percezioni soggettive: la qualità del gusto e delle sostanze nutritive è realmente cambiata negli ultimi decenni. Diversi studi e ricerche suggeriscono che le cause siano molteplici e si intrecciano in un fenomeno che coinvolge vari fattori legati all’agricoltura moderna. Secondo quanto riportato da Camilla Sernagiotto sul Corriere, il gusto e la qualità nutrizionale di frutta e verdura dipendono da almeno cinque fattori principali, fra cui la produzione intensiva e l’uso massiccio di fertilizzanti, serre, e sistemi di refrigerazione. Tutti questi elementi contribuiscono al cosiddetto “effetto diluizione”, in cui gli aromi e i sapori sono resi meno intensi.
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Uno dei primi fattori riguarda il modo in cui i frutti vengono raccolti e maturati. Esistono due categorie di frutti: climaterici e non climaterici. I frutti climaterici, come pomodori, mele e banane, possono maturare anche dopo la raccolta, perciò vengono colti acerbi e completano il processo di maturazione durante il trasporto e la distribuzione. Questo approccio, sebbene funzionale per la logistica, ha un impatto sul sapore: il gas etilene, utilizzato per accelerare la maturazione, altera la consistenza della buccia e della polpa, ma non permette al frutto di completare naturalmente il suo sviluppo di zuccheri. Questo fa sì che molti frutti, come il pomodoro o la banana, raggiungano i supermercati esteticamente maturi, ma senza aver accumulato gli amidi necessari per sviluppare quel gusto dolce e pieno che avrebbero avuto maturando sulla pianta.
Anche il freddo e la catena di conservazione influiscono pesantemente sul sapore e sulla qualità nutrizionale di frutta e verdura. L’utilizzo della refrigerazione è fondamentale per preservare i prodotti durante il trasporto su lunghe distanze, ma a lungo andare, secondo quanto riporta un articolo di Focus, i lunghi periodi di freddo finiscono per danneggiare gli enzimi che determinano aroma e sapore. In più, il freddo riduce il contenuto di vitamine e sali minerali, già compromesso dai processi di produzione intensiva. La situazione è simile nelle serre riscaldate, dove le piante crescono in assenza della luce solare diretta, fondamentale per lo sviluppo di zuccheri ed etilene.
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Infine, l’uso massiccio di fertilizzanti incide non solo sul gusto ma anche sul contenuto nutrizionale. L’aumento di fertilizzanti azotati, in particolare, favorisce la crescita del volume dei frutti e degli ortaggi, ma non permette alla pianta di assorbire in modo efficace altre sostanze benefiche come calcio, ferro, e vitamine. Uno studio pubblicato sul Journal of American College of Nutrition nel 2004 evidenziava già una riduzione significativa di questi nutrienti negli ortaggi moderni rispetto a quelli coltivati diversi decenni fa. Con queste pratiche, per ottenere la stessa quantità di vitamina A presente in un’arancia consumata dai nostri nonni, oggi ne servirebbero ben otto, a dimostrazione di quanto le tecniche moderne di coltivazione influenzino la qualità degli alimenti.