Dopo tre votazioni in cui era necessario il voto dei 2/3 della Camera dei deputati, non c’è ancora il presidente.
Dopo l’elezione quasi accidentale al primo turno per Ignazio La Russa alla presidenza del Senato, tutto sembrava possibile, anche la lontana ipotesi che i deputati eleggessero il loro presidente al primo giorno utile, ma così non è stato.
Parte della mancata votazione di oggi è stata la sostituzione del nome imposto dalla Lega per la terza carica dello Stato: non si è più optato per Riccardo Missiroli, vice di Matteo Salvini, ma per Lorenzo Fontana. Il suo nome sarebbe il risultato di fibrillazioni interne al Carroccio, che non vorrebbero che la poltrona fosse concessa a un uomo troppo vicino al segretario, già in bilico dopo i risultati elettorali e impegnato in un difficile negoziato per i suoi ministri.
Ancora grane, dunque, per Giorgia Meloni, che deve anche affrontare il ruolo troppo calpestato di Forza Italia, che ha votato scheda bianca al Senato, con due eccezioni importanti, tra cui quella di Berlusconi, per dare un segnale di attenzione alle proprie istanze.
Domani la quarta votazione. Il Pd ha indetto un incontro in mattinata per presentarsi compatto, dalle opposizioni non ci sono ancora segnali chiari, ma si evincono forti dissensi ai nomi imposti dalla maggioranza.