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Genova e Londra si litigano una “sala da pranzo”. Interviene il tribunale

La vicenda che vede contrapposte Genova e Londra in un curioso contesto legato al mondo dell’arte offre spunti di riflessione su come funziona il mercato artistico odierno. Protagonista di questa storia è una sala da pranzo progettata dall’architetto torinese Carlo Mollino, uno dei più noti designer italiani, scomparso nel 1973. Nonostante l’indiscutibile valore estetico del suo lavoro, per chi non è avvezzo a certe dinamiche può risultare complesso comprendere il motivo per cui tale opera venga valutata 1,5 milioni di euro. Tuttavia, oltre al prestigio del suo creatore, il valore di questo set deriva dal suo rilevante significato storico e culturale.

Il tavolo e le sei sedie in questione furono realizzati tra il 1944 e il 1946 per la residenza torinese di Cesare e Ada Minola. Nel 2019, Ambrogio Minola, erede della coppia, ha ottenuto dall’Ufficio della Soprintendenza di Genova due certificati di libera circolazione, uno per il tavolo e uno per le sedie, che attestano l’importanza storica dell’opera e la possibilità di esportarla.

Nel 2023, la casa d’aste londinese Christie’s ha annunciato la vendita del set completo, con una stima di valore compresa tra 1,2 e 1,8 milioni di sterline. Tuttavia, l’asta non è mai avvenuta perché nel frattempo è intervenuto il Ministero della Cultura italiano, che ha bloccato l’esportazione dell’opera, dichiarandola di interesse culturale nazionale. Da qui nasce una disputa legale: l’erede e Christie’s, rappresentati dagli avvocati Giuseppe Calabi, Riccardo Di Santo e Cristina Riboni, hanno presentato ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’annullamento del blocco ministeriale e un risarcimento di almeno 1,2 milioni di sterline.

Gli avvocati hanno contestato anche la richiesta del Ministero di far rientrare immediatamente in Italia l’opera. Di fronte a questa situazione, il Ministero, guidato da Alessandro Giuli, rischiava di dover affrontare una pesante sanzione qualora il tribunale avesse dato ragione a Christie’s e all’erede.

Il Tar del Lazio ha però respinto il ricorso, riconoscendo che l’Ufficio Esportazioni aveva commesso un errore di valutazione nel non considerare il tavolo e le sedie come un’unica opera d’arte. Questo errore istruttorio, secondo il Tribunale, ha reso illegittimi i certificati di libera circolazione. Inoltre, i giudici hanno sottolineato come la Soprintendenza di Genova fosse stata indotta in errore dalla richiesta dell’erede Minola, che aveva separato tavolo e sedie nel processo di autorizzazione, rendendo meno evidente l’unità dell’opera. Sebbene tale comportamento non sia stato giudicato illegale, è stato comunque criticato.

Nonostante il pronunciamento del Tar, la controversia è tutt’altro che risolta. È probabile che Christie’s e Minola ricorreranno in appello al Consiglio di Stato, che sarà chiamato a decidere in via definitiva su questa intricata vicenda.

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