Alle spalle di Marco Gervasono, il professore ordinario di Storia Contemporanea all’Università del Molise diventato punto di riferimento social della galassia sovranista, c’è una lista di polemiche lunghissima, quasi infinita, che lo vede finito nell’occhio del ciclone di volta in volta su ogni possibile argomento. Augurava alla Sea Watch di fare “bum, bum”, mostrando sensibilità rara. Parlava degli interlocutori di sinistra come persone “da spazzare via”. E ancora: “Ilaria Cucchi zecca rossa” e “Segre dei poveri”, Cinque Stelle “vermi”. La testata Repubblica? “Merda”.
Scontato il successo virtuale tra chi non disprezza a sua volta toni sempre denigratori, avvelenati. Un connubio ormai abituale che vede i follower dei partiti cosiddetti sovranisti, quelli guidati da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, fianco a fianco con l’estema destra, dalla quale però ufficialmente prendono sempre le distanze, almeno a parole. Gervasoni ha fatto breccia nel cuore di entrambi gli schieramenti grazie alle polemiche di cui si è reso continuamente protagonista. Senza disdegnare anche un po’ di sessismo, vedi le ironie sulla copertina dell’Espresso dedicata a Elly Schlein.
I tweet contro Carola Rackete, in un momento delicato che avrebbe suggerito maggiore responsabilità, gli erano già costati l’allontanamento dalla Luiss di Roma. Lui però, imperterrito, ha proseguito dritto per la sua strada, incurante delle critiche. Arrivando anche a negare, in uno dei suoi interventi più discussi, le responsabilità dei neonazisti per la strage di Hanau, che vide perdere la vita 9 persone a inizio 2020.
Paradossale il fatto che Gervasoni, nel corso della sua carriera, abbia collaborato con realtà apparentemente molto lontane dal suo pensiero. La fondazione Giuseppe Di Vagno, in memoria del parlamentare socialista ucciso dai fascisti. La Fondazione Gramsci. Il Comitato scientifico della Fondazione Bettino Craxi. Marx 101, testata ovviamente di sinistra. Quelle “zecche” vittime dell’odio virtuale del professore e che però, di tanto in tanto, sembrano avergli fatto parecchio comodo.
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