Il passo indietro di Nicola Zingaretti è arrivato inatteso ad agitare il mondo dem, già in fibrillazione. Attraverso un lungo post-sfogo su Facebook, il segretario del Pd ha anticipato le sue imminenti dimissioni, sostenendo che ora “tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità”. E facendo scattare, immediata, la domanda: chi prenderà, ora, il suo posto? Secondo l’agenzia Dire, le strade principali ora sarebbero due.
La via più difficile è quella che porta al Campidoglio. In questo senso Zingaretti potrebbe mettere a frutto l’asse coi M5s realizzato alla Regione Lazio. Chi propende per questa tesi, fa notare la singolare coincidenza tra la scelta del segretario dem (formalmente Zingaretti è ancora alla guida del Pd) e il decreto che posticipa ad ottobre la data delle elezioni. La seconda strada, invece, tira dritto al cuore del Pd.
Le dimissioni, come scrive lo stesso Zingaretti e come previsto dallo statuto dem, devono essere ratificate dall’Assemblea nazionale del 13 e 14 marzo. E Zingaretti in assemblea avrebbe la maggioranza anche senza la convergenza di Base riformista, l’area di Lotti e Guerini. Cosa farebbe se l’assemblea respingesse le sue dimissioni? Una domanda non da poco, considerando come tanti utenti abbiano commentato la notizia delle dimissioni invitando il segretario a fare un passo indietro, manifestando il proprio appoggio al governatore del Lazio.
Zingaretti ha anche incassato subito messaggi di vicinanza da parte di tanti esponenti dem. Dario Franceschini ha invocato “un vero partito attorno alla sua guida”, mentre Graziano Delrio ha chiesto al segretario di ripensarci: “Ritroviamo insieme la strada”. Sulla stessa falsariga anche Andrea Orlando: “Il Pd in un momento così difficile ha bisogno di un riferimento affidabile per affrontare le sfide della fase che abbiamo di fronte”.
Ti potrebbe interessare anche: Canta “Faccetta nera” alla radio, è polemica contro l’assessora di Fratelli d’Italia